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26/11/2005

Bocca di neviera

medium_neviera2.jpg

Le neviere erano delle fosse (solitamente poste in zona boschiva) di forma tronco conica, a mò di cratere, ricavate nel terreno e costruite con pareti in blocchi di pietra grezza sovrapposti, accomodati “a secco”; il loro diametro all’imboccatura generalmente misurava 6-8 metri, mentre la profondità era di 3-5 metri.
In uso in Liguria già prima del 1600 e almeno sino alla fine del 1800, la loro funzione era quella di raccogliere nel periodo invernale notevoli quantità di neve e ghiaccio (che erano lì stipate e poi ricoperte con fogliame e paglia da manodopera contadina) e di conservarle per la stagione calda.
Nel periodo estivo infatti prendeva avvio il commercio, a quanto pare parecchio lucroso, del contenuto di questi rudimentali frigoriferi, utilizzato sia per impieghi terapeutici o genericamente rinfrescanti di cibi e bevande, sia anche per la preparazione di gelati e sorbetti, molto in voga presso l’aristocrazia dell’epoca.
La creazione del ghiaccio artificiale determinò gradualmente l’abbandono delle neviere.

(Foto Enri - cliccare per ingrandire)

17:50 Scritto in Immagini | Link permanente | Commenti (9)

Commenti

mi sono sempre chiesta come anche le rudimentali ghiacciaie dell'800 (delle semplici stanze interrate contenenti cubi di ghiaccio) fossero in grado di mantenere solido il ghiaccio, appunto. tu lo sai?

Scritto da: dEb | 28/11/2005

Deducendo da come venivano usate le neviere, credo che il segreto fosse di pressare (e mantenere pressato) il contenuto il più possibile e di coprirlo con materiale isolante.... oltre a eliminare prontamente dal fondo la parte disciolta.
Si dice che le neviere riuscissero a conservare intatto circa il 75% del materiale (ghiaccio e neve) lì stipato

Scritto da: Enrico | 28/11/2005

W il frigo
Ciao ciao

ps non mi hai detto nulla sulla mia
definizione di teologia, che dovrebbe
vederti d'accordo.

Scritto da: B-rightful | 28/11/2005

Mah, spero di averne capito il significato....
Tu parti da "non nominare il nome di Dio invano"?
Se è così non se ne può parlare... ma solo se invano.... e qui sta il punto: quando è invano?
E lo studio, la scienza di Dio, essendo materia scritta o comunque non verbale, dovrebbero così superare l'ostacolo, il divieto.
Oppure vale anche la "nomina" scritta, quando è inutile, vuota, superflua?
O forse non ho capito nulla....

Scritto da: Enrico | 28/11/2005

mah......???! E il mio commento di stamattina dove se n'è finito????!?!??!?!

Scritto da: alyjha | 28/11/2005

Non so Aly.... io il tuo commento di stamattina non l'ho visto..... sará volato via... ;-)))

Scritto da: Enri | 28/11/2005

No, no è tutto diverso.
Io partivo dalla frase di Wittghenstein
"su ciò di cui non si può parlare bisogna tacere",
che lui applicava alla metafisica e all'ontologia,
ciò che supera le facoltà razionali umane e
la possibile esperienza, e la applicavo alla teologia,
al discorso su Dio, per definizione impossibile.
Così volevo delicatamente canzonare gli sforzi
dei Teologi in questo senso. Comunque il
comandamento in questione si potrebbe applicare
al nostro caso intendendo per "invano", "ogniqualvolta
si nomini Dio per de-finirlo" (essendo Esso Infinito).

ciao

Scritto da: B-rightful | 28/11/2005

passo , un po' triste, per lasciare un saluto veloce..
il lavoro mi assorbe, gli eventi anche, la tosse non mi lascia in pace..ma tornerò prima o poi..
buonaserata Enrico.
Almeno tu ci sei sempre.

Scritto da: ele | 28/11/2005

Mi spiace Ele che tu sia triste.... ermetica e triste...;-))
B-R, non avevo capito nulla allora..... Wittxxxxxx me lo ero totalmente dimenticato... così come il suo "precetto" che peraltro non condivido

Scritto da: Enrico | 28/11/2005

I commenti sono chiusi.