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26/08/2017

Dialogo, vittoria e sconfitta

Riporto qui pari pari una mia riflessione già pubbilcata su fb.

E' un testo stringato, che sa un po' di messaggio, di slogan... ma rispecchia il mio pensiero relativamente alla condizione di "imbarazzante logorio" in cui versa la nostra vita quotidiana, ciò grazie al continuo battibeccarsi delle parti in campo che si confrontano e vicendevolmente ostacolano a suon di veti e divieti, critiche e marce indietro, giravolte e distinguo, rettifiche e dissociazioni.

Alla fine del match, nulla è cambiato e i "contendenti", senza vinti né vincitori, sono pronti per la prossima tenzone.

Ed ecco quello che ho scritto poco fa:

Non si può vivere in un eterno confronto e ricorso al compromesso, che non fanno altro che perpetuare il presente e le sue incongruenze.
Il dialogo-scontro, sia in forma verbale che scritta, è ormai la consuetudine, una consuetudine divenuta anche spettacolo, trasmissione tv, trasformata in sterile arena di chiacchiere.
C'è necessità invece, non di parole, ma che nella contesa vi sia un vincitore, il quale agisca in ragione della sua vittoria, superando la stagnazione che attanaglia e sgomenta la comunità: non è un disonorevole retaggio del passato il vincere, non più accettabile nel mondo moderno... vincere si può e talvolta si deve, e perdere rientra nell'ambito dell'umano possibile, un possibile che non si può espellere dalla realtà perché oggi non va più di moda.

14:29 Scritto in Politica | Link permanente | Commenti (2)

19/05/2014

Al voto!

 

End-of-Europe.jpg

 

Siamo ormai vicini alle elezioni europee, specchio fedele degli umori politici interni, e le speranze di riconoscere nel Governo Renzi un reale momento di svolta rispetto alla precedente stagnazione e all'ingarbugliamento di poteri e norme, appaiono ormai ridotte al lumicino: anch'egli, più che innovare, sembra essere preda di quel male proprio della Sinistra, che è il tassa e spendi, dove lo Stato, i suoi enti e organismi, sono gli utilizzatori finali di risorse prelevate al cittadino e distolte da un'uso più produttivo ed idoneo a creare ricchezza, anziché bruciarla.
I famosi 80 euro mensili, nell'ipotesi più benevola, escono da una tasca già languente e finiscono in un'altra, oppure escono e rientrano dalla medesima... ma, in questo gioco dell'entra ed esci, forse ci sono tasche intoccabili, altre sono iniquamente toccate, altre ancora lasciate ingiustamente fuori da tale benevola elargizione.
Così non va:
si perde in questo modo il senso della giustizia, del rapporto necessario fra tassazione e capacità contributiva, del rapporto fra bisogno e necessità di sostenerlo, si scombussola tutto in una girandola che lascia sgomenti, fra incertezze e rinvii, battute e promesse, ottimismi ostentati e dichiarazioni roboanti... fra cori di fanciulli inneggianti al Leader.
E' una democrazia ferita, nata da un qualcosa che non appare esagerato chiamare complotto, che ha disarcionato un Presidente del Consiglio voluto dal Popolo e, successivamente, ancora dichiarata e confermata lesa per l'incostituzionalità della sua legge elettorale.
Al comando oggi il frutto nato da una Italia malata, che ha perso la sua direzione, il suo riferimento come Patria del Diritto, che ha sbandato ed è finita fuori strada, nella melma.
Per chi votare allora?
Per quanto mi riguarda, sebbene io abbia di lui una buona considerazione per le sue qualità imprenditoriali e mi sia simpatico, come uomo pronto di battuta, vitale e combattivo, non voterò per Silvio Berlusconi e per il suo partito: troppo ondivago nelle sue idee, troppo caparbio nel voler restare in sella invece di proporre un credibile suo erede, troppo remissivo nell'accettare la sua defenestrazione e, colpevolmente, correo nell'aver votato le esiziali leggi di Mario Monti e del suo Governo, che appoggiò.
Inoltre, come noi potremmo pensare che un uomo che non ha saputo difendere se stesso dagli attacchi, più o meno giustamente fondati, che gli sono stati mossi, possa difendere e proteggere l'elettorato «medio» che dovrebbe votarlo ancora? ... non possiamo.
Lascio da parte i partiti minori, di cui anche ci sarebbe da dire, e passo direttamente al PD, che per me è l'emblema della conservazione dello status quo, la rappresentazione, in salsa renziana, del partito-stato, che permea ogni cosa, del conformismo più obbediente alle sollecitazioni socio-culturali di un'ideologia invadente e velleitariamente portatrice di un messaggio di supremazia morale, con intenti pedagogici da attuare a suon di leggi, bandiera di una pretesa funzione sociale da realizzare ad onta dell'impoverimento della Nazione e della sua capacità di produrre... ad onta della sua potenzialità inventiva, ad onta della voglia degli uomini di iniziativa e ingegno di essere padroni e liberi di lavorare, creare e crescere sì per il bene proprio, ma anche, di conseguenza, per il bene comune.
Un'Italia intristita, in mano a un'orda di funzionari e burocrati che legano le mani, utilizzano risorse e frustrano la gioia di vivere di un Paese invece ricco di bellezze e potenzialmente capace di idearne e realizzarne ancora, spinta dall'orgoglio del fare, del saper fare bene, del saper fare meglio, del saper stupire e farsi ammirare.
Ma nulla oggi, in questo momento, appare in grado di porre le basi per un cambiamento deciso, rivoluzionario, che sia però anche dolce e, contemporaneamente, fiero, leale, radioso... liberatorio.
Forse allora servirà un «pagliaccio», un «buffone» dovrà svolgere l'ingrato compito di buttare giù l'esistente.. e non sarà un passaggio morbido, né sarà un passaggio privo di rischi: non siamo ora in grado di immaginare quel che in realtà potrà accadere, ma sarà almeno la fine di quel che c'è.. e non è poco.

20:31 Scritto in Politica | Link permanente | Commenti (3)

25/08/2013

Giustizia indiretta

 

giustizia.jpg

 

Siamo in questi giorni tutti a paventare o ad augurarci la caduta del Governo Letta: a minare la sua prosecuzione, non tanto questioni attinenti alla strategia da adottare per uscire dalla crisi del Paese, nella quale errori o misteriose trame ci hanno gettato, quanto il destino politico di Silvio Berlusconi.

Proprio a questo proposito vorrei esporre alcune mie considerazioni.

La prima di esse è che i pareri discordanti sulla costituzionalità e retroattività della cosiddetta Legge Severino, in base alla quale sarebbe votata la decadenza da Senatore del Presidente del PdL, consiglierebbero di non procedere alla votazione;

la seconda è che le dichiarazioni ante e post sentenza Mediaset del Presidente della sezione feriale della Corte di Cassazione hanno avuto un effetto «depotenziante» sulla sentenza stessa, suscitando dubbi da parte di alcuni osservatori sulla serenità del giudizio... e questo è un altro motivo per aggiungere interrogativi circa l'opportunità di esprimersi sulla decadenza.

Però, se da un lato i nemici di Berlusconi, Pd in testa, coerentemente non possono perdere l'occasione di tentare di liquidare finalmente il loro maggiore avversario, d'altra parte l'accanimento di Berlusconi nel voler resistere a una sorte che gli ha girato le spalle, tenendo bloccato sul suo caso l'intero sistema e appiattito sulla sua difesa il suo partito, impedendo anche l'emersione di nuovi potenziali leader, va assolutamente condannato.

Con questo, se immagino sia lecito esprimere l'opinione che la sentenza che determinerebbe la sua uscita dal Parlamento non ci convince del tutto, non si può negare che Silvio, nella sua carriera politica abbia commesso errori che comunque non renderebbero totalmente ingiusto l'esito che molti si augurano.

Scelte di politica estera come l'appoggio al conflitto iracheno e il facile «superamento» dell'amicizia con il trucidato leader libico, sono cose che non si dimenticano... così come non si dimentica che, con comportamenti riguardanti sì la sfera privata, ma discutibili anche se non avessero rilievo penale, egli abbia messo a rischio e in parte sprecato e «tradito» il patrimonio di fiducia in lui riposto dagli elettori, come uomo retto, capace, affidabile.

Per questo, se la sua estromissione dal Senato potrebbe anche sembrare ingiusta e sproporzionata in base alla obiettiva valutazione del motivo legale scatenante, questa pena comunque verrebbe a colpire un uomo che qualche colpa pur la ha nel tempo accumulata... tanto da far pensare, alla fine, al probabile esito per lui infausto, come a un atto indiretto di giustizia, la quale scaltramente colpisce per vie traverse, inaspettate, ma pur arriva al suo bersaglio.

15:42 Scritto in Politica | Link permanente | Commenti (4)

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