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28/07/2008

Differenze antropologiche

Dopo aver contestato ad Aristotele che non è denominatore comune di tutti gli uomini l'unirsi in società, Nietzsche ha analizzato i valori intorno a cui gli uomini si aggregano, valori che provengono dalla loro comune volontà. A questo riguardo N. si sofferma sulla differenza antropologica dettata dalla diversità tra volontà. Un tipo di volontà si identifica con quella comune, l'altra se ne distanzia. Ciò che anzitutto diversifica le due volontà è la sopraddetta inclinazione al comando piuttosto che all'obbedienza. Entrambe le antropologie sono animate dalla voglia di potere, con la differenza che quella incline all'obbedienza tende a unirsi in gruppo per sentirsi più forte e struttura una morale a sé confacente, che è fondamentalmente animata da un celato istinto di vendetta.
N. chiamerà questa struttura morale la "morale del gregge" o la "morale degli schiavi", quale forma repressa e implicita di una volontà di potenza incapace di affermarsi, perché soggiogata dagli ideali platonici e dai suoi derivati e quindi incapace di esprimersi esplicitamente.
A questa "morale del gregge" contrappone quella differente di chi, liberatosi dal giogo del mondo ideale, è incline al comando, e perciò instaura la "morale aristocratica" o "morale dei signori". La "morale dei signori" si differenza da quella "gregaria" in quanto si fonda su una espressione esplicita della volontà di potenza che ha il coraggio di affermarsi. A riprova di quanto detto si può notare come l'una, quella "gregaria", sia fondata su uno scopo che sta al di là di quello che il singolo può effettivamente raggiungere, e questo perché è una morale basata su una volontà di potenza incapace di affermarsi. La "morale dei signori" invece si fonda su uno scopo che è effettivamente raggiungibile dal singolo, in quanto basata su una volontà di potenza capace di affermarsi.


(da Nietzsche: una guida, di Katja Galimberti - Elementi Feltrinelli, 2000 - fonte books.google.it)

08:55 Scritto in Books | Link permanente | Commenti (2)

25/11/2007

Il bagaglio del Guerriero

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Un guerriero deve coltivare
la percezione di avere tutto il
necessario per quel bizzarro
viaggio che è la vita.
Ciò che conta per un guerriero
è essere vivo. La vita di per sé
è sufficiente e completa e ha
in sé la sua giustificazione.
Di conseguenza si può dire,
senza peccare di presunzione,
che l'esperienza di tutte le
esperienze è essere vivi.

(da La ruota del tempo, pensieri sull'universo degli sciamani dell'antico Messico,
di Carlos Castaneda, collana pillole BUR)

19:20 Scritto in Books | Link permanente | Commenti (2)

06/06/2005

Ivan Illich

Mi sono stasera imbattuto per caso in un personaggio, uno scrittore, un filosofo, che mi sembra molto interessante.
Il suo saggio più noto, Nemesi Medica (che, immagino qualcuno di voi già conoscerà), risale ai lontani anni ‘70.

Lui si chiama Ivan Illich
(4-9-1926 / 2-12-2002).

In attesa di un approfondimento sulla sua vita, sul suo pensiero e sulle sue opere, riporto quello che ritengo sia un compendio dei contenuti di Nemesi Medica, reperito nelle pagine del sito della Bruno Mondadori, che ne ha curato la riedizione, data alle stampe lo scorso anno.

“In un mondo impregnato dell’ideale strumentale della scienza, il sistema sanitario crea incessantemente nuovi bisogni terapeutici. E via via che l’offerta di sanità aumenta, la gente risponde adducendo più problemi, bisogni, malesseri. Nei paesi sviluppati, la lotta contro la morte è divenuta essa stessa un fattore patogeno. Il mito della salute moderna trasforma l’individuo in un impersonale sistema immunitario, su cui la medicina deve intervenire per espungere dal quadro corporeo la malattia e la sofferenza. È il rifiuto dell’anomalo, della vecchiaia e della morte. Ma si dimentica che questo disgusto dell’arte di soffrire è la negazione stessa della condizione umana.”

21:15 Scritto in Books | Link permanente | Commenti (49)