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02/04/2006

Tommaso


Come già in altre casi simili scrissi, delitti efferati o che offendano in modo irreparabile la dignità della persona, richiedono una pena che ponga definitivamente fine al pericolo che rappresentano certi soggetti per la società e, nello tempo, sia una risposta adeguata, una conseguenza equa, per il male fatto:
la morte.
D’altronde se, come taluni sostengono, l’anima sopravvive e, attraverso ripetute reincarnazioni, ha modo di epurarsi, di purificarsi, di crescere, chi ha commesso così gravi delitti avrà altre occasioni in seguito di usufruire dell'opportunità di esistere, di vivere, nella forma in cui è ora.
Ben più proficuamente le risorse che la comunità dovrebbe impiegare per il mantenimento in vita, all'interno di una struttura di detenzione, di simili “mostri”, potrebbero essere impiegate per iniziative umanitarie o di sostegno a chi, senza averne colpa o per motivi legati all'età o alla perdita della salute, venga a trovarsi in gravi difficoltà.

Commenti

mi chiedo se ci sarà mai un limite all'efferatezza. e alla sopportazione. non so Enrico. questa volta vacillo. forse questa volta mi trovi d'accordo. forse non c'è parola. non c'è più niente. o forse anche la pena di morte è fine a se stessa. forse meritiamo solo di scomparire e magari lo stiamo già facendo.

Scritto da: gio | 02/04/2006

Come non essere emotivamente d'accordo con te, Enrico? Ma l'emotività è cattiva consigliera, quando si debbano adottare provvedimenti che attengono alla giurisprudenza di un Paese e all'applicazione della stessa in contesti socio-politici-culturali-storici dai quali non si può prescindere. Mi spiego: in questo momento, se avessi di fronte l'assassino di Tommaso, mi farei prestare un badile e lo ammazzerei a badilate. La reazione sarebbe emotiva, ma lo svolgimento dell'azione sarebbe scientifico e metodico, per un'infinità di motivi: 1) perchè i bambini non si toccano per nessuna ragione; 2) perchè uccidere un bambino, in quanto disturbato dal pianto del medesimo, è aberrante e subumano; 3) perchè un adulto che uccide un bambino, oltre che un delinquente, è anche uno schifoso vigliacco, in quanto si misura con un essere umano indifeso e incapace di difendersi; 4) perchè ogni omicidio va punito in quanto tale; 5) perchè chi ha confessato di aver ucciso si era già macchiato della colpa infamante di uno stupro ai danni di una ragazza, e dunque è uno del quale è difficile ipotizzare una qualsivoglia redenzione...ecc ecc...Dunque, in questo momento, se fossi in condizione di farlo, potrei uccidere l'assassino di Tommaso. E non sono la mamma di Tommaso, non sono la zia di Tommaso e sono una che non conosceva nè Tommaso nè la sua famiglia. Immagino come si sentano quelli che lo amavano o che, semplicemente, lo conoscevano. Ciò detto, tuttavia, non posso esimermi dal fare alcune riflessioni: 1) uno Stato liberale, laico e con una civiltà giuridica alle spalle non può ammettere nè, tantomeno, applicare la pena di morte, perchè ricorrerebbe ad una sanzione pari alla colpa che deve sanzionare, e sarebbe la vecchia logica dell'occhio per occhio, dente per dente che non funziona più da duemila anni neppure sul fronte religioso che pure, per secoli, non ha distinto fra reato e peccato, confondendo i due piani con ricadute sociali e politiche del tutto insensate; 2) è pur vero che uno Stato ( democratico, naturalmente) non è un'entità astratta, ma è l'insieme dei cittadini che vedono regolata la loro esistenza da norme e da regole sancite dalle Costituzione che i rappresentanti dei cittadini di quello Stato hanno elaborato...Dunque, verrebbe da concludere, se la maggioranza dei cittadini fosse favorevole alla pena di morte, non si vede come quello Stato potrebbe esimersi dall'applicarla...;3) i cittadini di uno Stato democratico vanno a scuola fin da bambini e la scuola dovrebbe essere l'istituzione portante della vita di uno Stato democratico, perchè il cittadino si forma a scuola, oltre che naturalmente in famiglia. La scuola è una palestra di idee, è il luogo nel quale si impara la differenza fra GIUDIZIO e PREGIUDIZIO, è il luogo nel quale il cervello ha modo di allenarsi alle grandi prove. Dunque, uno Stato democratico, dovrebbe collocare la SCUOLA al centro del suo interesse e della sua attenzione, perchè quella è la fucina nella quale si temprano le generazioni che si susseguiranno, passando e prendendo il testimone;4) Dunque, attraverso la scuola, una delle sue massime istituzioni,come abbiamo detto, uno Stato democratico dovrebbe essere in grado di formare la coscienza dei cittadini al punto da indurre ciascuno a rifiutare persino l'idea della pena di morte come risoluzione di un caso odioso, orrendo e indicibile di omicidio, per i motivi sopra accennati; 5) in molti degli stati americani i governatori applicano la pena di morte su pressione degli abitanti di quello stato, nel timore di non essere rieletti. E non è aberrante tutto ciò? Qui lo Stato non educa i cittadini all'uso del cervello e alla formazione delle coscienze...no, sono i cittadini che " educano " i governatori a tener conto delle richieste delle loro viscere più che non alla vocina di qualche cervello isolato. E così non va. Ora concludo perchè mi sono dilungata fin troppo, ma voglio aggiungere questo: sono fiera di vivere in un Paese che tiene a bada le mie viscere e mi obbliga a far uso di quel cervello e di quella coscienza che, in primis mio padre e mia madre, ma anche massicciamente la scuola hanno contribuito ad allenare e a formare. Ciao, Enrico, e buona domenica pomeriggio

Scritto da: lella | 02/04/2006

Lo stato è un'entitá inesistente senza i cittadini, preso a sé non è nulla... e non è il pensiero di una sedicente elite che pretende di instillare comportamenti anche contrari al comune sentire..

Scritto da: Enrico | 02/04/2006

preferisco non esprimermi ma sappi che in momenti come questo mi sento molto più vicina alla tua opinione di quanto vorrei.

Scritto da: deb | 02/04/2006

Uno Stato di diritto non deve perseguire l'applicazione della pena di morte, ma ha il dovere giuridico ed etico di applicare e confermare la certezza della pena. Chi ha commesso delitti per i quali è stato condannato all'ergastolo, deve scontare la reclusione a vita e non deve poter uscire dopo, poniamo, dieci anni di detenzione, neppure per buona condotta. Dimostri di esserti ravveduto? Benissimo, è tuo dovere ravvederti, ci mancherebbe, e il ravvedimento non deve essere premiato. Appartiene al tuo percorso di essere umano che comincia a capire qualcosa della vita e della morte. Ma devi rimanere in carcere per tutto il tempo per cui sei stato condannato. E in carcere lavorerai, ti manterrai per non gravare sui contribuenti, non godrai di regimi di semilibertà e avrai il minimo indispensabile per vivere una vita dignitosa. Punto. Io credo che se ci fossero certezze di questo tipo alla gente non verebbe neppure in mente di invocare la pena di morte.

Scritto da: lella | 02/04/2006

" verrebbe " E aggiungo anche che con la restrizione di libertà di cui sopra, molti condannati a lunghe pene detentive da scontarsi per intero, con fatica e senza prospettiva di uscire ancora relativamente giovani dal carcere, guarderebbero con disperazione al loro futuro...

Scritto da: lella | 02/04/2006

Che significa stato di diritto?
Il diritto, le leggi di uno stato, possono prevedere la pena di morte... o esiste un "superstato" che dice ciò che le leggi di uno stato devono prescrivere?

Scritto da: Enrico | 02/04/2006

" Stato di diritto " significa che le leggi di quello stato prevedono, sostengono e applicano il principio secondo il quale allo Stato non è lecito togliere la vita a qualcuno in nome della legge, poichè ciascuno, anche il più laido degli individui, ha diritto a veder rispettato dallo Stato il primo dei diritti inalienabili: quello alla vita. Lo disse John Locke, teorico del liberalismo inglese, nel xviii secolo ed è un principio ancora valido nelle democrazie liberali. E qui c'è il primato del cittadino rispetto allo Stato.

Scritto da: lella | 02/04/2006

No, nessuno può arrogarsi il diritto di stabilire quale è lo "Stato di diritto" e quale non lo è, nonché, aggiungerei, di individuarne i requisiti che lo caratterizzerebbero..... John Locke, che tu citi, ha espresso quindi, a mio vedere, solo una sua opinione, un suo pensiero... tanto peggio se ha creduto di farlo con la presunzione di imporlo come principio..

Scritto da: Enrico | 02/04/2006

ma dai, Enrico, non fare il bambino capriccioso! ;-)) Lo stato di diritto è lo stato di diritto. punto e basta.Può piacere o non piacere ( e sarebbe singolarissimo ) ma questo è. Lo stato di diritto è anche quello nel quale se tu sei accusato di qualcosa, l'onere della prova della tua colpevolezza spetta a chi ti accusa e non compete a te dimostrare la tua innocenza. Lo stato di diritto è anche quello del'habeas corpus, cioè quello dell'inviolabilità del corpo umano, per cui la tortura è considerata un reato...su, dai, ammettilo che lo stato di diritto è una gran bella comodità ;-))) Ciao

Scritto da: lella | 02/04/2006

Mai! ;-)

Scritto da: Enrico | 02/04/2006

io li lascerei per un paio d'ore in mano alla folla...

Scritto da: ele | 02/04/2006

Buon giorno Ele.... un tempo esuberante direi... in due ore non ne resterebbe che qualche brandello...

Scritto da: Enrico | 03/04/2006

ANCHE TROPPO..

Scritto da: ele | 03/04/2006

semplicemente sono d'accordo con te. Totalmente. Buon lunedi :-))

Scritto da: alyjha | 03/04/2006

Buondì Aly... ero quasi certo della tua opinione favorevole..

Scritto da: Enri | 03/04/2006

Beh direi che in questi casi sia quasi inevitabile pensarla così...

Scritto da: alyjha | 04/04/2006

...pensarlo è una cosa, dirlo magari un'altra...;-)

Scritto da: Enri | 04/04/2006

I commenti sono chiusi.