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13/04/2009

Ancora su Eluana Englaro

Diciamo la verità, la vicenda di Eluana Englaro mi ha colpito profondamente e non riesco a dimenticare quella che mi è parsa un'"eliminazione ingiusta", un'azione contraria alla reale volontà di vivere della ragazza stessa che, sia pure non verbalmente, si era espressa allorquando, alcuni mesi prima, aveva vittoriosamente reagito a quell'emorragia che l'aveva colpita e contro la quale nessuna terapia medica era stata attuata.
Ora è noto che familiari, medici, legali e quant'altro, si sono detti pronti ad agire giudizialmente nei confronti di chi li definisce assassini, per cui io li chiamerò semplicemente coloro che si sono fattivamente adoperati per far terminare in tempi brevi la vita di Eluana.
Ciò non di meno, è per me una questione che considero etica, secondo la mia etica e i miei principi, non tralasciare alcuna occasione per esprimere il mio dissenso e il mio dispiacimento per quanto accaduto.... e pubblicare e diffondere ogni scritto che, nei limiti del lecito, esprima condanna e presa di distanze rispetto alla linea filoeutanasica che, in questa occasione, ha prevalso... ecco pertanto parte della Prolusione del Card. Angelo Bagnasco al Consiglio permanente Cei del 23 marzo 2009:

"E siamo al caso che più ha colpito il nostro Paese nell’ultimo periodo, quello di Eluana Englaro, la ragazza lecchese che per 17 anni è vissuta in stato vegetativo persistente e che è stata fatta morire a Udine il 9 febbraio scorso. Benché non fosse attaccata ad alcuna macchina – dato che l’opinione pubblica ha scoperto solo con grande fatica – e benché sia da tempo invalso nei vari ambiti della nostra vita sociale quel saggio «principio di precauzione» per il quale nulla di irripristinabile va compiuto se i dati scientifici non consentono una valutazione obiettiva del rischio, s’è voluto decretare che a certe condizioni poteva morire. Un procedimento che, in un solo atto, avrebbe voluto ribaltare tutta una cultura giuridica minuziosamente costruita sul favor vitae [....].Tutto, per certe intenzioni, messo a repentaglio, attraverso una operazione tesa ad affermare un «diritto» di libertà inedito quanto raccapricciante, il diritto a morire, cioè a darsi e a dare la morte in talune situazioni da definire. Come se la vita potesse, in alcuni frangenti − i più critici −, cessare di essere un «bene relazionale». E come se la vita a ciascuno di noi così cara, e così salvaguardata ed educata a caro prezzo anche dalla collettività, di colpo divenisse un bene «inerme», anzi un non-bene. E non fosse vero piuttosto che, proprio quando è più fragile, l’esistenza di ciascuno di noi diventa allora più moralmente preziosa, nel senso che è più direttamente protesa a cementare il bene comune suscitando in ciascuno e nella società ulteriori energie di altruismo e di dedizione. L’ammanto di pietà attraverso cui, con grande sforzo, si cerca di far passare questo ulteriore improbabile «diritto», non può non indurre la persona equipaggiata di intelligenza a porsi una serie di interrogativi consequenziali, il primo dei quali è: non stiamo attribuendo al «sistema» un diritto all’eliminazione dei soggetti inabili, quasi che costoro possano configurarsi come cittadini di serie B? E questo «diritto», che per ora si affaccia appena, una volta immesso nel corpus giuridico e nel costume pubblico, non è forse destinato a diventare col tempo più incalzante e spietato? E tale meccanismo non riguarderà anzitutto coloro che sono più deboli, bisognosi di assistenza e di premura da parte della collettività, perché segnati dalla vecchiaia o dalla malattia o dalla fragilità mentale? E se la “qualità della vita” è fatta dipendere principalmente dalle relazioni consapevoli, quanti altri sono i soggetti che di tali relazioni non hanno coscienza, pur non vivendo in stato di coma vegetativo persistente? Che cosa ci autorizza ad escludere che, al di là delle nostre più ravvicinate determinazioni, potremmo un giorno restarne in un modo o nell’altro coinvolti? E un’autorizzazione legalizzata di questo segno, cosa potrà produrre in termini di cultura, e dunque di gestione delle cure, nelle più diverse strutture sanitarie come nell’intero sistema socio-assistenziale, fino alle compatibilità ultime di budget? Qualunque deriva eutanasica, per quanto tecnicamente circoscritta o concettualmente edulcorata, è in realtà per gli uomini d’oggi, se ci si pensa bene, «una falsa soluzione» (cfr. Benedetto XVI, Discorso all’Angelus, 1° febbraio 2009). Falsa soluzione rispetto agli stessi disagi personali gravi, che richiedono non la soppressione della vita ma la vicinanza e l’accompagnamento delle persone. La prima cura, per qualsiasi forma di malattia, è non far sentire solo il malato, solo con il suo male, e abbandonato a se stesso. Garantirgli una presenza competente, amorevole e quotidiana, è per la società una responsabilità più ardua e impegnativa rispetto ad altre “scorciatoie” apparentemente pietose. Ma è qui, non nei proclami astratti e ripetuti, che una società getta come la maschera e rivela il suo vero volto, manifestando il proprio livello di umanità o, al contrario, di inciviltà. Nelle moderne democrazie, la vita va difesa perché è indispensabile limitare il potere «biopolitico» sia della scienza sia dello Stato, il che trova sostanza nel fermo «sì» alla tutela dei diritti umani di tutti [....].
Allorché un cuore batte in autonomia, il corpo è caldo, i polmoni respirano, gli occhi si aprono alla luce del giorno e poi si chiudono, come si può parlare di morte? [....]nessuno può darsi impunemente degli alibi allorché si tratta di constatare che si va verso l’alterazione del principio di eguaglianza tra tutti i cittadini.
Per questo motivo ci ha causato una grande tristezza la storia dolorosa eppure umanissima di Eluana, con l’obnubilamento in cui si è caduti circa i limiti che sono intrinseci all’esistenza terrena, quasi che essa potesse esistere solo nei termini in cui la desideriamo noi, priva di imperfezioni e asperità, di imprevisti o evenienze, che comunque fanno parte del suo impasto. Non essere all’altezza dello standard vigente non può equivalere a una squalifica. Il rifiuto anche solo dell’idea di malattia, di vecchiaia, di sofferenza fisica e morale è qualcosa che merita una riflessione rigorosa su se stessi, e ha a che fare con un’autocoscienza bonificata dal risentimento verso un destino percepito amaro o ingiusto. So bene che qui si entra nel sacrario dei pensieri e dei sentimenti che ogni persona custodisce gelosamente dentro di sé. Ma in una cultura in cui giustamente si vuol far valere il criterio della ragione e della ragionevolezza, questo non può avvenire solo fino ad un certo punto. Bisogna piuttosto vigilare sui meccanismi nascosti dell’auto-indulgenza, ed essere moralmente forti, ossia interiormente attrezzati, nell’accettare la vita per quello che è, e partendo da questo dato operare per migliorarne le condizioni. Con tutti gli avanzamenti, i progressi, le innovazioni che essa offre, ma anche con le sue sospensioni, le sue incompletezze, le sue incongruità, le sue aporie. Alla fine è sulla nostra maturità che siamo sfidati, e sull’effettiva disponibilità a solidarizzare con il più debole: non a parole o a tratti, ma con la vita vissuta, che non per questo cesserà di rivelare panorami di bellezza indicibile. Quando il dolore bussa, e non può essere neutralizzato del tutto, quando chiede ascolto, quando ci domanda di essere introdotto come un nuovo parametro di ordinarietà e dedizione, non bisogna fuggire. E serve a poco imprecare, fino a isterilirsi. [....]
Un fatto tuttavia ci ha confortato, e cioè che più si palesava l ’azione mossa nei confronti della vita di Eluana, più la gente è sembrata farsi cauta, quasi pensosa, come intuisse in maniera un po’ più nitida l’effettiva posta in gioco. Al momento della morte – evento che avremmo voluto scongiurare – si è percepito un sentimento di diffuso dolore, come di una sorella comune che non si era riusciti a salvare.
Ebbene, è opportuno ora che questa tensione non evapori dentro il turbinio mediatico. Oltre a pregare per la sua anima, per i suoi parenti e i suoi amici, oltre a pregare per quanti si trovano nelle sue condizioni, dobbiamo immaginare una reazione morale e culturale capace di trasformare lo sgomento in un riscatto: se è possibile, in una crescita di consapevolezza e di iniziativa. Su un versante molto importante spetta alla politica agire nell’approntare e varare, senza lungaggini o strumentali tentennamenti, un inequivoco dispositivo di legge che – in seguito al pronunciamento della Cassazione − preservi il Paese da altre analoghe avventure, ponendo attenzione a coordinarlo con l’altro sospirato provvedimento relativo alla cure palliative, e mettendo mano insieme alle Regioni ad un sistema efficace di hospice, che le famiglie attendono non per sgravarsi di un peso ma per essere aiutate a portarlo.[....]
Ma c’è un grazie speciale che noi Vescovi vogliamo oggi dire, ed è alla Suore Misericordine della clinica Beato Talamone di Lecco e alla loro splendida, ineffabile testimonianza. Sappiamo che a loro non piace stare in alcun modo sulla ribalta, che rifuggono da quella notorietà che fare il bene talora procura, che sono disposte a subire anche l’ingiustizia piuttosto che protestare dinanzi a ingiurie e falsità. Ma questo non significa che la comunità cristiana non sappia riconoscere in loro delle autentiche campionesse della carità secondo l’inno di san Paolo: «[...] La carità è paziente, è benigna […], non è invidiosa […], non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta […]». (1Cor 13,1-13). Quell’invocazione mansueta e quasi dolente che loro hanno rivolto − «Se c’è chi considera Eluana morta, lasciatela a noi che la sentiamo viva» − è stata per l’opinione pubblica un’autentica scossa, è stata finalmente uno scandalo buono. In quel «sentire viva» c’era certo l’abilità professionale ma c’era, ad informare l’abilità, l’allenamento del cuore che rende capaci di riconoscere la vita e, nei limiti del possibile, farla palpitare anche nell’immobilità e nell’incoscienza. «Lasciateci – concludevano le stesse Suore – la libertà di amare e di donarci a chi è debole». Certo che gli uomini d’oggi ve la lasciano, Sorelle care, questa libertà benedetta, antica e nuova, mite e benefica, che al di là di ogni clamore è garanzia vera per i non garantiti di questa società. Anzi, proprio questa vostra libertà additiamo alle giovani e ai ragazzi come il destino di una vocazione felice. Vi ringraziamo, come ha già fatto il vostro Arcivescovo Cardinale Tettamanzi, per ogni giorno del vostro dono, e per il vostro donarvi, come ad Eluana, ad ogni altra creatura che vi è affidata.
Insieme a Voi, ringraziamo quanti Religiose e Religiosi sono sulla vostra stessa filiera di servizio, quanti si chinano ogni giorno con naturalezza e affidamento sui fratelli più piccoli e indifesi, e consumano i loro giorni e se stessi per gli altri. La loro testimonianza commuove la Chiesa e misteriosamente la edifica nel cuore del mondo. Ma edifica anche l’umanità intera nella sua autentica e intrinseca vocazione a non abbandonare nessuno, ma a farsi prossimo e solidale con tutti e con ciascuno nell’ora della maggiore debolezza."

Commenti

Su questa penosissima vicenda sono stati versati fiumi di parole, e anche di più. Si è detto tutto e il contrario di tutto. Non ti nascondo che, a un certo punto, mi sono sentita nauseata dalla strumentalizzazione che se ne è fatta.
Si è continuato a far passare sui giornali la fotografia di un'Eluana bella, giovane e piena di vita, come a dire: "Guardate chi si vuol ammazzare: una splendida ragazza nel fiore degli anni e con una vita da vivere dinanzi a sè. Assassini!"
Se non è stata mistificazione questa...Nel momento in cui il suo caso si è imposto all'attenzione dell'opinione pubblica, Eluana, evidentemente, non era più quella da molti anni. Era, da molti anni, una povera donna rattrappita su se stessa, incapace di intendere e di volere, con una vita vegetativa che contraddice il significato stesso di vita, alla mercè di mani che manipolavano, oggettivizzavano e profanavano il suo corpo quotidianamente con sonde, tubi e mani che toccavano e violavano irrispettosamente quello che dovrebbe essere il sacro tabernacolo inviolabile della nostra anima. Habeas corpus: abbiamo impiegato secoli e secoli a capire che era necessario proclamare l'inviolabilità del corpo umano contro la tortura, da qualunque parte provenisse, nella fattispecie dai vari tribunali dell'inquisizione, dei quali la chiesa è stata generosa dispensatrice...Non era forse tortura quella cui è stata sottoposta Eluana per tanti lunghi anni? E della peggior specie, in quanto ammantata delle più nobili intenzioni.
Ma tu, ora, da uomo sano, accetteresti un destino di anni, fatto di incapacità di disporre di te stesso, della tua volontà, della tua libertà di scegliere che cosa volere e che cosa rifiutare, in balìa della volontà e delle paranoie altrui, dalle quali non solo non potresti difenderti, ma che saresti costretto a subire come un povero burattino inanimato, privo di forza e del diritto di dire " basta", e alle quali, anzi, secondo la logica distorta di certuni, dovresti dire grazie per tutte le volte in cui questi buoni samaritani ti mettessero le mani addosso, senza che tu potessi dire se ti va bene o meno? Personalmente, di fronte a una prospettiva del genere, infilerei subito due dita nella presa della corrente.
Di fronte a casi del genere, sono assolutamente convinta che sia necessaria una legge che preveda la compilazione di un testamento biologico che dia modo a ciascuno di noi, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, di disporre del suo fine-vita. Non ci è stata data la possibilità di scegliere se nascere o meno, di quando nascere, di dove nascere, da quali genitori nascere, in quale contesto storico e socio-culturale nascere...e questa è già una violenza quasi insopportabile: che almeno ci sia concessa la possibilità di scegliere come morire. Se intubati, insondati, alla mercè di mani che ti frugano irrispettosamente con la scusa di permetterti di continuare a respirare, mentre il tuo cervello è morto; oppure con la serena e ragionevole consapevolezza di aver vissuto, fino a quando è stato possibile, una vita dignitosa e utile per sè e per gli altri, ma con la pacata determinazione a porre fine alla medesima quando non ci fossero più gli estremi per considerarla tale. Bada bene: quando parlo di testamento biologico, non ne do un'interpretazione univoca. Mi spiego: se una persona ritiene che nulla deve rimanere di intentato per prolungare la propria esistenza fino a limiti per me impensabili, va benissimo. Sarà una decisione sua e allora ben vengano sonde, tubi, mani e quant'altro...Ma non si impedisca a me, che non voglio tutto questo, di disporre della mia vita e della mia morte. Sarebbe una violenza inaccettabile.

Scritto da: lella | 14/04/2009

No no no, assolutamente no, sono in totale disaccordo e confermo la mia convinzione che Eluana avesse manifestato la sua voglia di vivere guarendo dall'emorragia che l'aveva colpita.
Quanto all'essere irrispettosamente violata e frugata, credo che la ragazza fosse nelle migliori e più amorose mani possibili.
Vorremmo noi finire in queste mani e avremmo voluto che lo fossero i nostri familiari scomparsi!
Il testamento biologico è un'assurdo pericoloso, inventato da chi non si rende conto che esso apre la strada a un'inconcepibile impossibilità di revoca da parte del soggetto stesso che lo ha scritto, divenuto incapace di esprimersi.
Migliorare enormemente la qualità dell'assistenza ai malati terminali e comunque a chi si trovi in uno stato simile a quello di Eluana, questa è la via da seguire... Noi non possiamo sapere, in mancanza di capacità di esprimersi, quello che essi vogliono..... essi potrebbero anche gioire, per quel che ne sappiamo, di vedersi amorevolmente assistiti e gratificati dei sorrisi e delle cure di chi sta loro intorno, noi non possiamo saperlo.. o forse possiamo, se solo li guardiamo con l'occhio di chi spera, di chi ama. Non è con la falsa carità, non è con le scorciatoie falsamente ritenute e pubblicizzate come pietose, che si seguono questi malati!

Scritto da: Enrico | 14/04/2009

Le nostre reciproche convinzioni sono ugualmente legittime, direi. Ciascuna riferita a sè stesso...Ti pare? :-)

Scritto da: lella | 14/04/2009

Sai che io non sono molto democratico.... per cui la mia convinzione è giusta e la tua è sbagliata e basta, senza discussioni.... beh, ora lasciami andare a togliere un po' d'erba intorno alla casa...:-)))

Scritto da: Enrico | 14/04/2009

Al rogo le relativiste!!!

Joseph è con me!!


;-))))

Scritto da: Enrico | 14/04/2009

Bella compagnia! complimenti! :-))

Scritto da: lella | 14/04/2009

Un illuminato e illustre compagno di merende....:-))

Scritto da: Enrico | 14/04/2009

Uuuh-hhh ;-)))

Scritto da: lella | 16/04/2009

Ufff, ho la moto targata, pronta in concessionario e guarda che tempo...

Scritto da: Enrico | 16/04/2009

Quanto ai post, mi pare che dopo il giusto momento di unione, preoccupazione e solidarietà per Eleonora, si ritorni alla solita (e non entusiasmante) routine

Scritto da: Enrico | 16/04/2009

Ma piove solo lì da te, scusa. qui c'è stato sole praticamente tutto il giorno.
Dai, cambia post.

Scritto da: lella | 16/04/2009

E ne è venuta moltissima e piove ancora adesso.... so che "di là" era bello perché ieri pomeriggio sono arrivato in vista della "Pianura" ed era tutta al sole...;-( 6:44

Scritto da: Enrico | 17/04/2009

Non mi dirai che piove ancora sui bricchi del genovesato, eh...Qui c'è un cielo bellissimo, con nuvole ciccione e pannose che si rincorrono arzillissime. La Langa è magnifica in primavera. E anche in autunno. Anzi, per certi versi, in autunno ben di più. Rebora, cambia post. Orsù. Che cosa te ne importa se i commenti sono fiacchi? Anche da me languono, ma io me ne impipo e non faccio certo dipendere la mia autostima dai contatti o dai commenti. Che m'importa? Scrivo perchè mi va di scrivere. E poi, scusa, non vorrei infierire, ma su myspace non ne hai certto di più, di commenti. Qui, almeno, ci sono io che, di tanto in tanto, qualcosa di intelligente lo dico. Di là...ih ih ih... ;-))

Scritto da: lella | 18/04/2009

Ahahahaahah.... vedo che ha voglia di scherzare...;-)))
Qui pensa che invece stamattina, quando ho aperto la finestra, ho trovato tutto imbiancato... no, non era neve, ma grandine in abbondanza... ancora adesso in parte resiste e i monti sono bianchi!
Ho dovuto faticare parecchio ad estrarre la macchina, la citroen, che pure è a 4 ruote motrici... e ho vuotato il serbatoio dell'acqua della casa per innaffiare la grandine e indurla a disgregarsi in parte.... pensa un po'..

Scritto da: Enrico | 18/04/2009

Noi qui abbiamo avuto il terremotoooo...tu noooooo...eccoooo....:-))

Scritto da: lella | 19/04/2009

Guarda cosa siete andati a studiare per attirare l'attenzione.... se volevate che Silvio venisse a farvi visita bastava chiederglielo...;-))

Scritto da: Enrico | 19/04/2009

Ma lo sai che Silvio porta male? Nel '94 era al governo lui ed è venuta l'alluvione: 70 morti da noi. Nel 2001 era al governo e ci sono state le Twin Towers; adesso c'è stato il crollo mondiale dell'economia e il terremoto...e poi qualcos'altro che in questo momento non ricordo. Comunque, io, al posto suo, una piccola benedizione antijella me la farei dare.

Scritto da: lella | 19/04/2009

Effettivamente... sarà che il "Cielo" fa sì che nei momenti più gravi siano al comando gli uomini migliori....;-)))
E' una questione di Divina Provvidenza...;-))

Scritto da: Enrico | 19/04/2009

Alla faccia!

Scritto da: lella | 19/04/2009

Giusto, Enrico :)
comunque.......qui piove da 2 giorni,
siamo sempre in preallarme alluvione
in Piemonte.
ciao ciao

Scritto da: b-rightful | 20/04/2009

Anche oggi qui tempo incerto ma temperatura in risalita (non piove per ora).... a chi interessa, ho qualche argomento su cui costruire un nuovo post, appena sarò un po' meno frenetico provvederò... ciao b-r e lella ;-)

13:35

Scritto da: Enrico | 20/04/2009

Interessa! Slurp! :-))

Scritto da: lella | 20/04/2009

ho anche scritto alla Ele, ma non mi
ha ancora risposto. Chissà se le è giunta
la missiva e l'ha gradita, e può rispondere.
ciao

Scritto da: b-rightful | 20/04/2009

Ora vediamo, sono appena giunto e sono le 17 e 50... b-r, se hai usato l'indirizzo giusto, probabilmente la missiva è arrivata... e di certo l'ha gradita, ma è indubbio che, dopo un primo momento di stasi per riprendersi dallo spavento e per "digerire" la cruda realtà, la Ele, che è una ragazza molto in gamba e dotata di spirito pratico, si sarà messa in grande attività per recuperare il più possibile la situazione e ritornare a una certa normalità... quindi è possibile che abbia ancor meno tempo di prima da dedicare a noi.... ciao;-)

Scritto da: Enrico | 20/04/2009

ok, speriamo che sia come dici tu (ho usato l'indirizzo
su Virgilio). ciao ;-)

Scritto da: b-rightful | 20/04/2009

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