25/06/2011
La società del debito
C'è qualcosa che non convince nel modo in cui è organizzato e funziona il "mondo civile": il problema del debito pubblico e privato sembra essere un assillo sempre più presente.
Fantomatici speculatori vengono evocati nel momento in cui si teme che l'economia di uno Stato corra il rischio di essere, a causa loro, messa alla prova.
Su chi essi siano poco si discute: fondi sovrani? fondi di investimento? banche d'affari? potenti famiglie? società per azioni? multinazionali?
Ma, in ogni caso, chiunque essi siano, una cosa è certa: ci sono soggetti che vivono e si arricchiscono giocando sul debito di altri e incamerando i proventi dati dagli interessi che il debitore è obbligato a corrispondere.
Abbiamo davanti a noi una società ampiamente dipendente dai finanziamenti altrui, se non addirittura fondata sul debito... e c'è da chiedersi perché gli Stati si siano a tal punto indebitati e se non lo abbiano fatto in collusione con chi, prestando danaro, avrebbe poi avuto da tale prestito un facile e automatico guadagno.
C'è da chiedersi se le sempre maggiori richieste del popolo ai governanti di trattamenti e servizi al di là delle possibilità economiche statali non sia stata indotta, fomentata e pilotata da che poi trae lucro dagli interessi sul debito.
C'è da chiedersi se le sempre maggiori sollecitazioni che vengono al privato perché consideri utili o necessari beni e servizi superflui, per avere i quali è indotto a indebitarsi, non corrisponda al disegno di chi prestando danaro vive, guadagna e accresce il suo potere.
Una società fondata sul debito è una società malata, una società schiava e sotto ricatto: questo non può essere il nuovo ordine mondiale, questo non può essere il destino infame dell'umanità globalizzata.
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