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13/03/2005

Unicum

Nonostante il mondo conti miliardi di persone, io credo sia indispensabile prendere coscienza della propria unicità, del valore che essa esprime, della sua potenzialità.
Anche da un episodio apparentemente banale come quello di accorgersi di essere i soli, in un certo momento, a essere collegati a un determinato sito il quale è a disposizione di milioni di soggetti, si può dedurre come la nostra particolarità esista e abbia, anche oggi, la possibilità di rendersi evidente.
Capire questo, l’unicum che rappresentiamo, equivale a capacitarsi dell’assoluta tipicità del ruolo, della parte, che svolgiamo, o che potremmo svolgere, nel contesto sociale, una parte che nessuno, proprio nessuno, sarebbe in grado di svolgere nella medesima maniera, in nostra vece.
Di fronte a tale constatazione, il dovere che abbiamo è anzitutto quello verso noi stessi, di essere consapevoli e orgogliosi della nostra particolarità e, quindi, di esprimerla senza troppe remore; in secondo luogo è quello verso gli altri, che consiste nel manifestarci a loro con chiarezza, senza timori e senza maschere, onde essi possano capire se in noi si trova ciò che essi cercano.
Perché, io dico, se siamo così, diversi l’uno dall’atro, non è per caso..

20:20 Scritto in Pensieri | Link permanente | Commenti (49)

Commenti

magari fossimo tutti così diversi l'uno dall'altro.
invece le tipologie caratteriali sono relativamente poche, Miss Marple di Agatha Christie non ricordo a quante le riducesse, a dieci o dodici o anche meno.
la familiarità con chiunque porta, in tempi più o meno brevi, a prevederne anche le reazioni e i comportamenti.
a essere davvero unici e non prevedibili sono solo quei pochi che, per speciale intensità del sentire o del comprendere, vengono definiti geni o persone geniali.

quanto alla necessità di presentarsi senza maschere, è una petizione di principio perchè noi siamo ciò che siamo sempre e comunque, mascherati o meno.
non abbiamo, nessuno ha, una coscienza così oggettiva e folgorante di sè stesso da poter "decidere" di celarla o meno con una maschera precostituita.
e, a parte questo, le maschere (sociali) sono il pedaggio pagato alla e dalla cosiddetta civiltà per uscire dalle caverne.
a consorziare uomini e donne sono sempre solo e soltanto istinti primitivi che nei millenni si sono affinati e codificati in regole comuni e condivise.
abbiamo bisogno, di queste maschere, per illuderci che oltre all'istinto esista anche qualcos'altro, esistano luce e bellezza a cui tendere.
un uomo, una donna, senza queste maschere, sono semplicemente dei cavernicoli.
ma è la direzione verso cui il mondo occidentale sta andando, nel suo spregio di ogni eleganza del sentire, del pensare, dell'essere.

Scritto da: angelica | 13/03/2005

mmmh...non sono molto daccordo con il commento di angelica. ho postato anch'io qualcosa in proposito, quando il mio blog assumeva un'aspetto visivo e scritto ben diverso da ciò che é diventato. non sono daccordo con il commento in quanto, la riprova della nostra diversità é dimostrabile proprio quì, nei blog. noi abbiamo una maschera nella vita reale, sempre, viviamo i nostri condizionamenti morali, sociali, religiosi, e non mostriamo mai completamente la nostra vera essenza. viviamo in un branco e non ci sentiamo liberi. non penso che ognuno di noi sia riconducibile ad una tipologia. questo é vero solo in parte. quello che siamo non é ciò che mostriamo. e non lo facciamo consciamente, certo che non esiste quella coscienza oggettiva. mettiamo in atto le nostre difese inconsapevolmente, ma anche naturalmente, istintivamente, sono quelle difese che ci rendono meno visibili agli occhi del gruppo. istinto di difesa e sopravvivenza. ma siamo unici. le regole ed i codici li abbiamo creati noi per essere catalogati, per non esporci troppo, per non rischiare ed essere meno visibili. e senza maschere non siamo affatto dei cavernicoli. é proprio in quel modo che si scopre la nostra vera essenza, la nostra unicità. ma ci rende anche molto vulnerabili...

ehm...ho deto la mia (logorroica, al solito).
non ci credevi? invece il club é nato sul serio. se vuoi passa a trovarci, é ancora in fase di costruzione.
http//clubdellecoccole.splinder.com //
ciao buonanotte...
nuv

Scritto da: nuvola | 13/03/2005

tolte tutte, ma proprio tutte, le maschere, si scopre che l'essere umano è "solo" istintualità.
ovviamente per come la vedo io, che sono completamente estranea a qualsiasi visione idealizzante o spiritualizzata dell'uomo che (per me) resta un mammifero solo un poco più (apparentemente) sviluppato degli altri...

Scritto da: angelica | 14/03/2005

Io non credo alle tipologie caratteriali, credo tutt'al più che qualcuno abbia sentito un irrefrenabile desiderio di giungere a una classificazione e abbia proceduto di conseguenza.
A che pro non lo so e neppure mi interessa, ma mi pare che la concretizzazione di un simile intento classificatorio abbia richiesto inevitabilmente di trascurare un'infinità di caratterizzazioni discordanti.
Rifiuto quindi, soprattutto in questo caso, l'idea, il concetto, di classificazione... e neppure ne colgo l'utilità.
Sono invece più d'accordo sul fatto che la maschera stessa sia un modo di essere di noi stessi.... e che quindi non rappresenti uno svisamento della nostra essenza, un corpo estraneo.
Tuttavia il mio voleva essere un invito a preferire, in caso di dubbio, una scelta istintuale anziché un'altra che si appalesi più conforme ai condizionamenti che giungono dall'esterno e quindi alla consuetudine, al buon senso, alle buone maniere, al comune sentire, al comune senso del.....
Perché non è con l'abitudine a uniformarci, io credo, che ci rendiamo conoscibili, che diamo la possibilità a chi si trova ad incontrarci, di stabilire, di percepire, se noi siamo per lui un elemento che attrae o respinge, che giova o danneggia, da amare o da odiare.
E non credo affatto che l'istinto sia estraneo alla luce e alla bellezza e che, per questo, rappresenti di conseguenza qualcosa di negativo, che non sa che cogliere il brutto.
D'istinto io, per fare un esempio terra terra, fra una donna molto bella e una bruttina... scelgo la prima.
Un buongiorno adesso alle due mammifere Angelica e Nuvola... e grazie per essere passate dalla mia caverna! ;-)

Scritto da: Enrico | 14/03/2005

a volte ci illudiamo che ci sia una persona da qualche parte del mondo che sia la perfetta mezza mela ... siamo tutti irrimediabilmente unici

Scritto da: Rossella | 14/03/2005

non credo che l'altra mezza mela, se esiste, (e io credo esista) debba essere identica... propenderei piuttosto per l'ipotesi che ne sia ben diversa, pur nella sua ideale complementarietà

Scritto da: Enrico | 14/03/2005

ahahahahaha...vuoi dirmi che eri l'unico connesso? non è che son scappati tutti quando hanno visto il tuo nick?;)))

Scritto da: deb | 14/03/2005

Uno nessuno e centomila.... :-)
Buona giornata Enri...il film? Faceva schifo, ma non era quello che contava ;-)

Scritto da: Alyjha | 14/03/2005

tadààààààààà....ecchila^____^

Scritto da: la tonta | 14/03/2005

Saluto anzitutto Pinuzza con uno squillo di tromba!!
Vedo che ha superato il periodo di clausura....;-)
Aly... la pellicola non è tutto.. ma può servire..;-)
Deb, non era una chat, era un sito, e se vuoi proprio saperlo era www.accaddeoggi.it ... dove è visibile il numero dei connessi... in questo momento ad esempio siamo ben 3!!

Scritto da: Enrico | 14/03/2005

I miei più sentiti complimenti, chiunque tu sia: questo blog è assolutamente strepitoso. Contenuti e grafica vicini alla perfezione (solo perché 10 e lode non si dà mai).
Quanto all'argomento del contendere ho un'idea piuttosto stupida, scusatemi. Credo che l'individualità non esista perché comunque, da qualche parte nel mondo, esiste un nostro doppio. E che quindi si possa parlare, al più, di dualità. Ne sono certo ma non chiedetemi perché: è che ci sono cresciuto con 'st'idea del doppio. Proverò ad approfondire se mi riesce.
Ok, scusate l'intrusione e complimenti.
GiorgioS

Scritto da: GiorgioS | 14/03/2005

Grazie per i complimenti... comunque se si accede all'idea della non unicità (che non condivido) perché approdare alla soluzione del doppio.... perché allora non triplo... o decuplo?

Scritto da: Enrico | 14/03/2005

Da bambino pensavo che uno specchio sapesse riflettermi solo una volta. Poi ho scoperto che potevo osservarmi all'interno della doppia anta d'armadio dei miei. E lì c'erano due specchi e i relativi "me" si sono decuplicati. Da allora il mio concetto di doppio ha effettivamente cominciato a vacillare. E ho creduto che l'eterna fila delle mie immagini riflesse potesse prolungarsi infinitamente e, curvando leggermente, al fine, tornare al punto di partenza per ricongiungersi al mio primo io. Perciò: o mille me stessi o solamente uno. Ma la questione mi assillava e non mi faceva dormire la notte. Così ho risolto specchiandomi allo specchio del comò, dove la mia immagine era una, ovvero, il mio doppio.
Ecco perché. Una comoda scorciatoia per aiutarmi a pensare, oserei dire. Nient'altro.
ciao, giorgioS

Scritto da: GiorgioS | 14/03/2005

l'immagine però resta solo un'immagine, non è un duplicato ma solamente una rappresentazione inanimata del modello originario, limitata al suo aspetto esteriore

Scritto da: Enrico | 14/03/2005

ciao enrico. non devi farti ingannare dal nome del club. tant'è che io avevo espressamente detto che volevo fosse un circolo dove le persone più diverse si trovassero attorno ad un tavolo a parlare, discutere e confrontarsi dei più svariati argomenti. invece, da quanto ho visto, tutti hanno preso alla lettera il nome come finalità. e non doveva essere così. diventa quindi anch'esso un'esperimento sociale. significa che tutti hanno voglia di coccole, farle o riceverle. e vogliono parlarne, come si vuole parlare d'amore. che era proprio uno degli argomenti che avrei evitato, essendo al momento piuttosto scettica al riguardo. vedi enrico, inutile negarlo. da ciò evince che, qualsiasi sia la situazione personale, in generale tutti, ma proprio tutti siamo alla ricerca della stessa cosa; un po' di calore e compagnia che ci scaldi il cuore. soprattutto in un mondo frenetico come il nostro...
detto questo. mi hai fatto ricordare che devo dire ai miei soci di sollevare qualche argomento pepato, visto che volutamente ho scelto un gruppo molto eterogeneo, unendo persone di destra e di sinistra, tecnologici ed ecologici, carnivori e vegetariani...insettivori ancora non ce ne sono. vuoi candidarti? :O)
ergo.per il post che mi hai commentato. beh, era voluta la non chiarezza. il dire e non dire, l'essere un po' sibillini. io non sono una scrittrice, tuttavia pur parlando spesso delle mie sensazioni, mi riesce difficile aprirmi completamente anche quì. a chi gioverebbe tanta chiarezza? non alla sottoscritta, innanzitutto. e nemmeno agli altri. se togli un pochino di curiosità, l'interesse in ciò che scrivo scema... ;O)
buona serata, grazie comunque
nuv
p.s. non penso esista un nostro doppio.
ma mi chiedo...chissà se il giorgio che ti commenta é lo stesso giorgio che passa da RitaM... se lo fosse, hai trovato una persona molto arguta con la quale confrontarti.
infine. io quasi quasi chiudo il mio blog, lascio l'altro del club e passo solo a leggere e commentare voi. é decisamente molto più stimolante...

Scritto da: nuvola | 14/03/2005

Non so che dirti nuvola, io questo club non me lo sento... già mi pare di essere poco da coccole, sia nel darle che nel riceverle, poi addirittura neppure reali ma virtuali... Insomma, sono dispiaciuto perché colgo il tuo entusiasmo ma, almeno per il momento, mi astengo.
Per il resto, perché rendere confuso quello che potrebbe essere chiaro?
Personalmente sono alquanto dubbioso sugli effetti benefici e stimolanti della mancanza di chiarezza... che invece spesso non è tanto da ricollegarsi al desiderio di suscitare curiosità, quanto a timori di varia natura..
Spero comunque di incontrarti nuovamente presto, qui, là o altrove..;-)

Scritto da: Enrico | 14/03/2005

Ma certamente cara nuvola, chi altro vuoi che sia? grazie per l'arguto. Solo un piccolo commento: non è vero che tutti amano ricevere e fare coccole. Io per esempio adoro riceverle ma non tollero farle. Così.
Il mio concetto di immagine voleva provare ad essere una piccola licenza esemplificativa di un'eco solitaria e vagabonda che da qualche parte del mondo con ognuno di noi si confronta e in qualche modo ci ripercorre. Ma forse hai ragione. Siamo tutti modelli unici. Prototipi malriusciti nell'ambito di un progetto troppo ambizioso.
Ciao GiorgioS

Scritto da: giorgioS | 15/03/2005

Buondì
E' una vita che mi sento dire che sono "strana"..non ho ancora capito se mi fanno un complimento o mi prendono per il...ehm...per i fondelli;)

Scritto da: la tonta | 15/03/2005

L'importante è come lo senti tu... se lo senti come un complimento va benissimo!
Buondì buondì..;-)

Scritto da: Enrico | 15/03/2005

quei due ancora non ti conoscono;)))

Scritto da: deb | 15/03/2005

Io sono, in quanto tale "sono". Non solo come verbo, ma anche come materia.
L'unicità, almeno in parte, deriva dai miei schemi, dall'accettazione di essi e dalla scelta che io ne faccio.
Quello che io sono me lo sono forgiato, modellato, dagli insegnamenti avuti e sulle esperienze della vita.
Per esempio per me, che sono soggetto difficile e controcorrente, che amo "vivere" visceralmente tutto, sono unica nel mio genere, è certo, anzi matematico, perchè mi chiamo Rita, perchè ho la mia età etc. C'è poi un punto preciso nel mondo in cui c'è un'altra me, uomo o donna che esso/a sia. E in questo, non siamo unici, meno male. Ma doppi. E' lo specchio che si capovolge, che riflette all'ennesima potenza me.
Sul fatto poi di esserne consapevoli, ognuno ci arriva a modo suo, ognuno ha il suo percorso, un'elaborazione fisica e mentale fatta di salita per alcuni e di discesa per altri.
Io preferisco la salita, che è dura, perchè pensate a come sarebbe l'acquisizione di se stessi nel modo più semplice, sarebbe una linea piatta, troppo facile e povera. Immaginatela come un grafico, che sale e che scende, troppo bella per non renderla unica. Siamo un pezzo di mondo, così fragili e forti insieme.
Non sono daccordo con Nuvolavola quando dice che si finge nella vita di tutti i giorni. Gli schemi se ci sono Nuv, vanno rotti, sparpagliati, disincastratati dalla morale comune. E non posso pensare che si possa fingere, il cuore e la mente hanno troppa potenza per recitare.

Scritto da: Rita | 15/03/2005

Rispondo per il momento solo a Deb in quanto per replicare a Rita mi necessita un pò più di tempo....
Cara Deb, immagino che tu ti riferisca al fatto che, conoscendomi, essi non potranno che apprezzare vieppiù le mie peculiarità ? ;-)

Scritto da: Enrico | 15/03/2005

Ho dimenticato di dire qualcosa sull'istinto.
Non è negativo, ma animazione del nostro essere umani, rappresentazione-azione di ciò che l'anima eterea dona a noi. E' quel quid che ci distingue e che ci unisce insieme. E' l'elemento fondamentale di una scelta, di un riconoscimento, di uno scambio di sensazioni. L'istinto è un fuoco, uno stimolo, una spinta interiore alla scelta. Che per fortuna non dipende da un pensiero!

Scritto da: Rita | 15/03/2005

Buon giorno Enri :-D

Scritto da: ALyjha | 15/03/2005

Buon giorno Enri :-D

Scritto da: ALyjha | 15/03/2005

accipicchia quanti commenti interessanti!! Questo blog sta diventando sempre più un vero circolo culturale.. Mi fa piacere anche se un po' mi manca elefant-enri ( ;P)
Scherzi a parte .. il mondo è bello perchè vario e proprio perchè ognuno di noi è unico e irripetibile con tutti i suoi pregi e difetti, nonostante purtroppo ogni giorno si debba convivere con la necessità di sembrare e comportarsi come qualcun'altro.
Buondìbuondìbuondì

Scritto da: ele | 15/03/2005

Rita, io credo che noi siamo unici a prescindere dalla nostra volontà, da una nostra attività volta a darci o a imprimerci un'identità specifica, personale... a "modellarci".
E' anzitutto una questione legata alle particolarità del nostro fisico, comprendendo in questo anche la struttura cerebrale vera e propria. Ma è anche formazione mentale "automatica" che dipende dall'ambiente in cui viviamo, dalle nostre esperienze, dalle nostre relazioni.
Andando oltre, come già risposto a Giorgio, io propendo per l'unicità assoluta... e trovo poco logico credere a un "doppio" situato chissà dove... ma allora perché non tre, cinque o dieci?
Devo aggiungere che non credo neppure che le difficoltà, le traversie, i cammini in salita, siano giovevoli, apportatori di benefici e vantaggi (in questo caso sulla strada della acquisizione di sé stessi).... ma piuttosto di logoramento e, in definitiva, di danno.
Infine, gli schemi vanno rotti, le maschere vanno tolte... qualora ci avvediamo della loro presenza e nasca in noi il dubbio se infrangerli o meno.
Se invece non ce ne avvediamo, è perché in quel momento noi coincidiamo con essi.. per cui nulla c'è da togliere..

Scritto da: Enrico | 15/03/2005

Ciao carissime Ele ed Aly.... vedrò di essere prossimamente meno serio... in fondo mi riesce così bene! ;-))
Tra l'altro proprio stamane, parlando totalmente d'altro, apprendo dalla tv di possibili effetti dannosi del latte.. (voi ricorderete la descrizione fatta della mia colazione..)
Di conseguenza faccio un sacco di ricerche in merito e, in effetti, trovo molto sull'argomento... direi troppo..:-))
Risultato: buttato nel lavandino oltre mezzo litro di latte e preso the.... svolte indagini conoscitive su "latte di soia"...;-)

Scritto da: Enrico | 15/03/2005

uhm .. se cominciamo a farci condizionare dalla tv allora non potremmo stare nemmeno a pane e acqua..
Farebbero male pure quelli.

Bisogna mangiar sano e fare un po' di movimento , poche schifezze e, a mio parere, evitare 'ste sottomarche che ( pesto docet) fanno solo male alla panza..

Scritto da: ele | 15/03/2005

Ok, siamo unici a prescindere dalla volontà di renderci unici. Ok. Gioco di parole il mio, perchè dal momento che scrivo, io, sono unica. Giusto. E il mio scrivere è mio e basta. Ma potrebbe darsi che ci sia un'altra persona, un altro unico/a, che potrebbe scrivere le mie stesse cose, oltre che pensarle e sentirle sue. Ecco, qui c'è il doppio. Solo il doppio dico io. Ma attenzione: con doppio non intendo un'altra me come copia, intendo un'altra persona che sia il congiungimento, la continuazione, il prolungamento, la metà della circonferenza, l'altra me alla rovescia, lo specchio al contrario. Con questo intendo doppio. Va bene, la parola doppio magari non è del tutto appropriata, ma mi rende l'idea, perchè è maggiore di me di due volte, perchè doppio intende due persone (o anche cose) che possono essere unite o sovrapposte, uguali nello stesso fine e uso. Una mia duplice copia. E con questo concetto non sminuisco nemmeno l'unicità, perchè il concetto di doppio come lo intendo io, rende l'unicità all'ennesima potenza.
Che poi ci siano i fattori esterni, le abitudini quotidiane, il clima stesso, le visioni geologiche e morfologiche della terra dove viviamo, mi sta bene che siano differenti. Come sono anche differenti i nostri modi di approcciarci ad esse, come è anche diverso un leone in africa che corre dietro ad una gazzella. Lo stesso leone avrà provato più gusto a catturare una gazzella quando avrà faticato di più, con mille traversie, con mille respiri affannosi, piuttosto che arrivarci i npochi secondi e finire la preda in poco tempo. Il raggiungimento di una situazione, di una cosa, di un sentimento se fatto con "fatica" (vuoi cercata o vuoi causata dal destino, perchè nella vita c'è pure quello che ti segna senza che tu lo voglia) per me è più esaltante. Le cose semplici non mi sono mai piaciute, anche se ne ho avute e le ho cercate sempre, ma non mi appartengono. Non ricordo chi lo diceva, e qui pecco di ignoranza, ma a scuola ricordo di aver studiato che l'uomo quando si prefissa un obiettivo, qualunque esso sia, e lo raggiunge in modo semplice, si stufa subito e comincia subito, nello stesso istante, una nuova ricerca per un nuovo obiettivo, perchè l'uomo è così, non si accontenta.
Infinie chiarisco il concetto di maschera:
Per me la maschera è quella che mi fa essere come gli altri. Sono gli schemi che la società ti impone direttamente con l'educazione e i valori e indirettamente con la televisione e tutto il resto. Non amo nulla di tutto ciò se non costruirmi la mia persona come meglio credo. Non ho mai avuto maschere con nessuno e se ci sono andata vicina ad indossarla ho scosso la testa e l'ho gettata via. Preferisco essere come un candela, che nasce pura e che si consuma piano piano, d'amore, di gioia, di dolore, di solitudine, di allegria, di voglia di vivere, ma che nasce già come è e muore come non è più.
Chissà se sono stata chiara. Boh!?

Scritto da: Rita | 15/03/2005

Ele che marca era il pesto... e poi, era "fresco" o a lunga conservazione?
E se volessi fartelo tu, il basilico lì da te si trova?
(tra l'altro sembra che il basilico piccolo, appena nato, sia cancerogeno)

Scritto da: Enrico | 15/03/2005

Quindi, Rita, a tuo dire dovremmo vivere in modo istintivo, senza maschere né remore. Seguire ciecamente gli impulsi dello stomaco (!?). Essere esclusivamente ciò che siamo. Unici o no.......?
Credo sia irrimediabilmente impossibile vivere senza le maschere che sono il nostro credo quotidiano.
E che ogni cosa che facciamo diventi maschera nel momento in cui la esprimiamo. Nell'attimo esatto della rielaborazione da idea a espressione. Verbale o via rete.
GiorgioS

Scritto da: giorgioS | 15/03/2005

Mah, chi ti dice che doppio è meglio di singolo e che la completezza si raggiunga solo con un ipotetico congiungimento con una metà mancante?
Forse sì, ma qui si sconfina in un altro argomento... che è quello, molto noto, che ognuno vorrebbe o dovrebbe trovare la propria metà ideale per formare una coppia (intesa uomo-donna)... la famosa altra mezza mela, quella mancante per completare il frutto.
Ma qui si tratta, eventualmente, di complementarietà, non certo di identità fra le due parti.
Mi rendo conto anche che è opinione comune (o comune insegnamento) che le traversie o le difficoltà siano utili, abbiano un lato positivo, una funzione benefica (di elevazione o di crescita)... tuttavia resto della mia idea che è quella di ritenere un loro sostanziale effetto di danno.
Concludo dicendo che propendo più per una costruzione spontanea di noi stessi che per una preordinata opera di auto-costruzione..
Ciao

Scritto da: Enrico | 15/03/2005

Nessuno me lo ha detto è solo una mia opionione.
Ciao

Scritto da: Rita | 15/03/2005

Che vita piatta sarebbe un'esistenza senza ostacoli, senza traversie... Solo dall'audacia nel superarli sorgono la magia e l'emozione.

Scritto da: angelica | 15/03/2005

Ti pareva che tu la pensassi come me...:-)))
Ti auguro solo di non trovarti in certe traversie.... ti assicuro che dopo cambieresti opinione...

Scritto da: Enrico | 15/03/2005

Sì, ma fingerei di non averla cambiata solo per fare salvo, nella disgrazia, almeno il piacere di contraddire...

Scritto da: angelica | 15/03/2005

Comunque. Per cercare di essere seria. Quel paio di persone che più stimo al mondo, tra le mie conoscenze, hanno subito varie e diverse sventure. Ma hanno saputo da esse trarre una forza che io in un certo senso invidio, e che per me rappresenta un esempio...
La sofferenza o ci migliora, o ci peggiora, credo.
Ci rende più empatici verso gli altri, o crea barriere tra noi e il mondo.
Ovviamente questo è, come sempre, solo il mio pensiero.

Scritto da: angelica | 15/03/2005

Il fatto che tu ammetta l'una e l'altra possibilità ha già dell'incredibile... comunque, a parte gli scherzi, la generalizzazione non è possibile.... io posso anche convenire con te che certe non troppo grandi sofferenze, soprattutto in presenza di un lieto fine o comunque non infausto, possano, in ipotesi, avere qualche risvolto positivo...

Scritto da: Enrico | 15/03/2005

no no...io non accetto alibi, ecco tutto.
Ho visto e vedo gente davvero piegata e piagata dalle disgrazie risollevarsi a testa alta.
Se iniziamo a convincerci del fatto che esistano sofferenze capaci di per sè stesse di metterci fuori gioco dalla vita per sempre, siamo finiti.
La fiducia nella vita non è solo un dono, ma anche in un certo senso un dovere verso noi stessi e chi ci sta accanto.

Scritto da: angelica | 15/03/2005

E difatti come vedi io sono qui a sollazzarti.... a darti l'occasione e la gioia di contraddirmi....:-))

Scritto da: Enrico | 15/03/2005

Vedrai che prima o poi troveremo un argomento su cui pensarla allo stesso modo.

Scritto da: angelica | 15/03/2005

quel giorno smetteremo di commentarci... forse;-)

Scritto da: Enrico | 15/03/2005

può essere...Fine del conflitto, fine del commento.

Scritto da: angelica | 15/03/2005

magari perché ci vedremo.... aha aha aha
(finale a sorpresa:))

Scritto da: Enrico | 15/03/2005

ovviamente il tuo scopo è lo scopo...di uno scoop...
(Che scooperta)

Scritto da: angelica | 15/03/2005

Sai, a proposito di scoperte, ho come la sensazione che tu ti trovi al sud......

Scritto da: Enrico | 15/03/2005

Infatti basta infilare un paio di termini dialettali per essere subito localizzati geograficamente. Peccato che si potrebbe anche giocare a fingersi altrove.
Bene, ora devo chiudere.
Buona serata.

Scritto da: angelica | 15/03/2005

Giààà... è vero, non ci avevo pensato... buona serata! ;->

Scritto da: Enrico | 15/03/2005

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