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20/03/2007

Volontà e illusione

medium_fromm.jpg

Guarda guarda, ho trovato una citazione di Erich Fromm che ben si integra col pensiero da me espresso nel precedente post...
Combinazione nella combinazione, le date di nascita e di morte di Fromm cadono proprio in questi giorni, infatti egli nacque il 23 marzo 1900 e morì nel 1980, il giorno 18 di questo stesso mese.

Ecco la citazione:

Gli uomini moderni vivono sotto l'illusione di sapere quello che vogliono, mentre effettivamente vogliono quello che suppongono di volere.

16:44 Scritto in Citazioni | Link permanente | Commenti (24)

Commenti

ma se si vuole quello che si suppone di volere non si sbaglia. e non sbagliare dona forza alla lotta. e la lotta è necessaria per conquistare ciò che si vuole.

insomma, siamo delle macchine perfette (?)

Scritto da: deb | 20/03/2007

Temo che ci sia qualcosa che non quadra nel tuo ragionamento............ l'intoppo sorge quando ci si avvede di aver voluto ciò che si supponeva volere, ma in realtà non si voleva affatto.... è la presa di coscienza che frega, insomma.. ;-)

Scritto da: Enrico | 20/03/2007

Ma forse si potrebbe anche sostenere che una certa "leggerezza o superficialità" nelle proprie azioni o scelte, potrebbe preservarci da un'amara presa di coscienza... ;-))

Scritto da: Enri | 20/03/2007

in effetti il mio ragionamento era scherzoso. meglio scherzare, d'altro canto. prendere seriamente atto che la fatica di vivere e lottare a nulla (o quasi) vale sarebbe la fine.

notte, enri***

Scritto da: deb | 20/03/2007

cùcù, sono le 8 e tutto va bene...abbastanza :-)

Scritto da: b-rightful | 21/03/2007

ma come sei mattiniero!
;-))

Scritto da: Enri | 21/03/2007

lascia perdere, ieri mattina mi sono svegliato
alle 6 e trenta con un'ispirazione.....di scrivere
un post per il blog. Ma dico: non mi possono
venire ad orari più umani!!!!! :-))))

Scritto da: b-rightful | 21/03/2007

help: è gradito suggerimento ( anche più di uno) per regalo di laurea, uomo, dottore in medicina.
Grazie perchè veramente siamo disperati..

Scritto da: ele | 21/03/2007

x b-r: e poi l'hai scritto?

x ele: magari un set di coltelli da macellaio.... o arnesi da taglio rurali, tipo falcetti, asce, scuri...

;-))

Scritto da: Enri | 21/03/2007

Si, si, scritto e archiviato nelle bozze, prima
o poi lo pubblico.

per Ele: un bell'orologio e...un corso di bella
calligrafia :-)

Scritto da: b-rightful | 21/03/2007

Per come la vedo io, noi uomini moderni abbiamo perso il senso del ridicolo. Il senso del ridicolo è quella cosa altamente igienica che ti mette al riparo dal diventare la caricatura di te stesso e, quel che è peggio, la caricatura dei modelli cui ti ispiri perchè ti sembrano tanto trendy e tanto appetibili. Quando si hanno scarsa personalità, bassa autostima e minimo coraggio, si vive la propria vita per interposta persona e si aderisce, appunto, al modello che appare vincente a diverso titolo. E ci si convince che la nostra felicità dipenda dalla capacità di aderire a quel modello per diventare ciò che non siamo, ma che ci siamo messi in testa di voler essere. Cioè, noi uomini moderni siamo sempre più suonati e dissociati. Poniamo: sono una persona dalla natura quieta, pacata e riflessiva? Il mio destino dovrebbe essere quello del bibliotecario, o dell'impiegato del catasto o del notaio di provincia. Tranquillo e dignitoso. Ma il modello vincente, oggi, è quello dello spregiudicato uomo d'affari, del carrierista senza scrupoli, del professionista sempre in corsa contro il tempo e i buoni sentimenti, possibilmente cinico e spietato: possibilmente bastardo dentro ( tra l'altro, un modello che piace molto a quelle più cretine fra noi donne, che poi si lamentano del marrano ma lo fanno con malcelato godimento masochistico. Ma dico io...). Allora io, quieto, pacato e riflessivo per natura, o ho sufficiente personalità e carattere per farmi un baffo a manubrio del modello vincente e preferisco rispettare me stesso, accettando di buon grado di essere quello che sono senza raccontarmi storie, oppure sono un poverino in balìa dei flutti e, aspirando a diventare ciò che non sono secondo natura, violento me stesso per diventare ciò che non sono e mi condanno alla paranoia schizoide, rendendo infelice me e quelli che mi stanno intorno. Ha senso, tutto ciò? No. E infatti viviamo in un mondo insensato. Per Ele: regalategli la vostra promessa di dirgliene quattro ogni volta che, per pigrizia, o per ignavia, o per timore delle conseguenze o per incapacità, si rifiuterà di fare una diagnosi autonoma, e possibilmente corretta, e farà fare analisi su analisi su analisi a ciascuno dei suoi pazienti. Un medico che si rispetti deve evitare di intasare l'attività dei laboratori con esami dai quali potrebbe esimere i suoi malati, se solo avesse il coraggio di fare il medico secondo scienza e coscienza. ciao, Enrico: buon goivedì e buona notte :-))

Scritto da: lella | 21/03/2007

Ho appena scritto un commento ma non compare e non so perchè. Comunque, ciao Enrico: buon giovedì :-))

Scritto da: lella | 21/03/2007

Oooppss: comparso!!!

Scritto da: lella | 21/03/2007

Mi pare di essere d'accordo con te, Lella..... però i coltelli da macellaio per il dottore mi sembravano meglio come regalo..
:-))
Buon mercoledì sera e giovedì, tutto.
Notizia flash: ovviamente la moto nuova (Kawasaki Versys) è arrivata adesso, insieme alla neve... ed è stata già immatricolata.. bisognerebbe ora andarla a ritirare (a Novi Ligure) versando contestualmente il saldo (che fiducia avermela intestata prima...)) ;-)

Scritto da: Enri | 21/03/2007

causa insonnia mi tocca commentare all'una e dieci...
vorrei solo fare un appunto a Lella, che nell'usare
certi termini della psichiatria clinica dovrebbe fare
un pò più di attenzione, essendo che la paranoia
schizoide è una malattia seria (che può essere leggera,
grave, episodica, cronica, guaribile, inguaribile, etc.)
e non uno spiacevole risvolto di presunti fallimenti
esistenziali o l'ultima moda di personalità border line.
Io lo so perchè l'ho vissuta sulla mia pelle (come
altre malattie e disturbi di cui ho sofferto in passato).
Purtroppo non viene per caso o per frustrazione (al massimo
per quella ti viene una depressione maggiore) bensì
per sofisitcate alterazioni di equilibri endocrini del
cervello (su base di predisposizioni genetiche) che
regolano il senso di realtà e il controllo del flusso dei
pensieri (il mio psichiatra adesso mi parla più tecnicamente
e mi spiega un pò l'effetto dei farmaci antipsicotici
che mi ha somministrato in passato).
Così, tanto per rispetto verso chi ne soffre davvero,
e ti assicuro che la sofferenza psichica è brutta quanto
quella fisica, se non di più.
notte

Scritto da: b-rightful | 22/03/2007

Approvo la precisazione di b-r, che credo fatta per amor di verità e non per spirito di polemica con Lella.
Vorrei aggiungere però che personalmente sarei piuttosto contrario a classificare nel dettaglio ogni tipo di disturbo, ciò che sa un pò di esercitazione tecnica degli addetti ai lavori, non priva di elementi che potrebbero far supporre anche funzioni o scopi autoreferenziali, cioè tesi a dare lustro, valore, importanza, a se stessi.
Non credo neppure che a colui che soffre di questi disturbi giovi conoscerne il nome preciso e la gravità insita nella stessa definizione medica.
Io sarei per un "basso profilo" nell'affrontare queste cose, il che non significa prenderle sotto gamba, ma seria e umile volontà di curare il paziente evitando accuratamente di somministrargli specificazioni tecniche tanto inutili quanto inquietanti.
Ciao, buon giovedì, spero che tu abbia preso sonno.
;-)

Scritto da: Enri | 22/03/2007

Caro Enri, come regola generale anche io la penso
come te (e difatti gli pischiatri di norma non si
addentrano nei dettagli e in biopsichiatria con i loro
pazienti, primo perchè non capirebbero nella maggior
parte dei casi, secondo perchè potrebbero capire male
e fraintendere, terzo perchè non a tutti la pura verità
va detta, ad alcuni fa paura e potrebbero ingigantire
il problema, quindi di solito si limitano ad interrogare
il paziente sulla sua sintomatologia corrente, valutandola
e adeguando la terapia). TUTTAVIA, poichè il mio dottore
ha trovato in me una persona moderatamente coltivata
e istruita (anche se di biologia ne so pochino lo ammetto),
ma soprattutto molto autocosciente, vigile a se stessa
e con la mente aperta e desiderosa di verità (ci siamo
scannati varie volte sull'astrologia, ad esempio), ha voluto
chiarirmi alcune cose sull'effetto dei tipi di farmaci, anche
per permettermi di dosarli meglio o all'occorrenza
(anche se detto fra noi, adesso non prendo più quasi nulla
e sto molto bene). Quindi, secondo me, c'è paziente e
paziente, io ad esempio non ritengo che la massima
(più scientifica) verità possibile che un medico ti propone
sia nè inquietante nè inutile, inquietante semmai è rimanere
nel mistero e nell'ignoranza del perchè si sta male.
Infine, non penso che i medici in generale si trincerino
dietro a paroloni per darsi importanza (ci saranno anche
quelli), semplicemente hanno studiato le cose in quel
modo e le vedono così (a volte poi il paziente è così
informato - ad esempio mio zio si è informato sulla
brachiterapia per la prostata su Internet e alla fine
assieme al medico hanno deciso per quel tipo di
radioterapia - che il medico ha il dovere e l'esigenza
di essere adeguato a chi gli sta di fronte).
Ma il riferimento all'autoreferenzialità non era mica
riferito a me??? Perchè io non ci vedo un gran lustro
a confessare di aver avuto CFS, depressione maggiore,
un attacco di panico e qualche attacco di schizofrenia
paranoide, semmai mi sembra una lamentazione da
sgigato, hahahah!!!!
Spero di essere stato chiaro. Buona giornata.
poi ho preso sonno, eh :-)

Scritto da: b-rightful | 22/03/2007

No, no, autoreferenziale forse non era il termine più appropriato, ma era riferito ai medici.....

Scritto da: Enrico | 22/03/2007

Ti chiedo scusa, b-r. Ammetto la mia ignoranza nel settore medico-psichiatrico e, dunque, la non conoscenza del contenuto e del significato del contenuto di certi termini entrati nell'uso comune. Riconosco, ad esempio, di usare a sproposito il termine Alzheimer, e qualcuno mi ha fatto notare che ricondurre scherzosamente un momentaneo vuoto di memoria alla patologia sopra citata può configurarsi come scarsa attenzione e mancanza di rispetto nei confronti di coloro che sono affetti da patologie di un certo rilievo. A volte si è stupidamente leggeri e non si misurano le parole. Sono certa, però, di non intendere mai mancare di rispetto a nessuno. Ciao, Enrico: vado a commentare Sircana ;-))

Scritto da: lella | 22/03/2007

Certamente, Lella,
capita anche a me di parlare per approssimazioni
(mmiiii, che fesitival approssimativo) e in senso
figurato. Non ci sono grossi problemi di mancanza
di rispetto, quanto di confusione vera e propria
delle cose, e anche io, tutto sommato, dò sempre
per scontata la presunzione di buona fede e tendo
a considerare chi esige rispetto e rinfaccia agli
altri la mancanza dello stesso, delle persone un
pò pistine (come diciamo noi), che cercano alibi
alla loro suscettibilità o abbisognano di un surplus
di attenzione egocentrica dagli parte degli altri.
Ciao.

Scritto da: b-rightful | 22/03/2007

...non ho tempo di leggere i commenti...ma concordo con Fromm...Non solo si vuole ciò che si crede di volere, ma ci si rimane pure male quando (sempre se) ci si accorge che quello che si vuole veramente, a monte, è diverso da ciò che si crede di volere e che perciò si vuole, sì, ma in seconda battuta.... D'altronde, se il nostro volere fosse unico reale e coicidente con la nostra volontà vera, ci sarebbero meno schizofrenici psicopatici in giro, me compresa.

Scritto da: annasal | 26/03/2007

tu hai comunque una visione piuttosto allargata... il difficile sta, in questa visione allargata, nel saper distinguere il vero volere, da quello indotto magari dal nostro desiderio di veder ricoperto da altri un ruolo che crediamo esserci utile o necessario..
;-)

Scritto da: Enri | 26/03/2007

infatti...l'ho detto che ci si rimane male...ciò che induce il nostro volere che crediamo di volere sono i nostri bisogni o necessità che crediamo tali...è tutto indotto caro Enri. Da paure, timori, terrori, speranze, sfiduce, illusioni, delusioni, disillusioni. Mentre se riuscissimo a vedere con gli occhi della realtà reale dei fatti, tutto ciò (forse) non sussisterebbe. Della serie (tanto per rimanere su Fromm) essere o avere (o volere)...

Scritto da: annasal | 26/03/2007

La chiave, secondo me, resta quella della naturalezza, della semplicità.... solo spogliandoci del superfluo, di ciò che abbiamo aggiunto, incollato, sopra di noi, che ci limita e distorce la nostra volontà, potremo, forse, capire ciò a cui la nostra essenza mira...
Quindi ti invito a procedere senza indugio alla tua spoliazione....
:-)))

Scritto da: Enri | 26/03/2007

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