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13/01/2011

Verità...

Vorrei sottolineare con questo mio intervento come sia possibile intendere e riportare in modo che io valuto non conforme, precise affermazioni.

Sto parlando in particolare delle recenti dichiarazioni di Silvio Berlusconi riguardo al referendum sull'accordo contrattuale fra Fiat e Lavoratori di Mirafiori, oggetto di una recente polemica.

Ma veniamo ai fatti: che cosa ha detto testualmente il Premier per suscitare tante critiche?

Ha detto che, in caso di bocciatura del referendum «le imprese e gli imprenditori avrebbero buone motivazioni per spostarsi in altri paesi» aggiungendo «ci auguriamo che la vicenda possa avere un esito positivo».

A me pare che questa sia solo una considerazione, una deduzione logica, pragmatica, di chi si mette nei panni di un'impresa, per la quale è una scelta razionale, se non obbligata, trasferirsi dove ha la possibilità di svolgere in modo concorrenziale la sua attività.

Non c'è in essa nessun auspicio, nessun invito, nessun elemento che indichi una propensione del Premier a condividere eventuali scelte extranazionali dell'azienda... comprendere le ragioni di un'azienda non significa affatto approvarle, sostenerle.

Ed ecco invece come sono state interpretate e riportate le parole di Berlusconi, spesso «virgolettandole»:

ANSA: 
Berlusconi: «Se passa il no, giusto lasciare l'Italia»

Corriere della Sera:
Berlusconi: col no giusto lasciare l'Italia.

Quotidiano.net (La Nazione, Il Giorno, Il Resto del Carlino)
Berlusconi: «Se vince il no, giusto andarsene dall'Italia»

Il Salvagente
Berlusconi: «La Fiat fa bene»

AGI (Agenzia Giornalistica Italia)
Berlusconi con la Fiat. Giusto l'addio se vice il no.

ADN-Kronos
Fiat, Berlusconi con Marchionne: «E' giusto l'addio se vincono i no»

Il Secolo XIX (quotidiano genovese)
Berlusconi: se vince il no, giusto che Fiat lasci il Paese

L'Unità
Berlusconi: se vince il no, Fiat fa bene ad andarsene via.

Repubblica
Berlusconi: «con il no giusto che Fiat vada via»

La Stampa
Berlusconi con la Fiat su Mirafiori: «senza il sì è giusto lasciare l'Italia»

Il Secolo d'Italia
Ora pure antitaliano?
Berlusconi: «Se vince il no, giusto che la Fiat vada all'estero»

Il Manifesto
Berlusconi: «se vince il no, la Fiat fa bene ad andarsene dall'Italia».

.............

Ed ora due dichiarazioni:

Camusso:
«Non conosco nessun Presidente del Consiglio che si augura che se ne vada il più grande gruppo industriale del Paese. Se questa è la sua idea del Paese, è meglio che il Premier se ne vada. Sta facendo una gara con l'amministratore delegato della Fiat tra chi fa più danno al nostro Paese»

Bersani:
«Berlusconi si vergogni. E' lui che fa andare via le aziende».
«Lui non se ne accorge perché è un miliardario, ma noi gli paghiamo uno stipendio che a lui sembrerà misero, per occuparsi dell'Italia e per fare gli interessi dell'Italia, non per far andare via le imprese. E' una vergogna che il Presidente del Consiglio faccia un'affermazione del genere».

10:14 Scritto in Attualità | Link permanente | Commenti (6)

Commenti

Ciao Enrico, permettimi
un commento dissenziente.

Sai come io ammiri il premier
e lo difenda sempre anche
quando esagera verbalmente
(nonostante la mia scala di
valori sia diversa dalla sua
e su alcune scelte, come
il nucleare, non sia d'accordo,
naturalmente non sono un
Finiano pur essendo un ex
votante An,) tuttavia, penso
che avrebbe dovuto esprimersi
diversamente.

Non so se hai già letto il mio recente
post definito da me "catto-comunista",
ma comunque è ininfluente sul tema di
questo post.

Il punto, secondo me, è che lui deve
parlare da Premier Italiano, e difendere
i posti di lavoro Italiani, non mettersi
nei panni, che gli calzano benissimo,
di un imprenditore. Se il ministro del
lavoro latita, almeno lui dia il buon esempio,
di farsi carico di una vertenza difficile che
potrebbe creare un pericoloso precedente.
Non è aumentando la conflittualità sociale
che il paese va verso il bene (tu dici, comprendere
non significa approvare, allora io ti dico:
se tra dieci anni ci ritroviamo le br io ti dirò
che non approvo ma posso benisssimo
comprendere da dove sono nate - le vecchie
br nacquero nelle grandi fabbriche, Ilva,
Mirafiori, etc.). Si è già occupato di tante
emergenze (terrremoto, rifiuti), si occupi
anche di questa. Negli altri paesi sono
più nazionalisti, e fanno bene. L'Italia finora
è stata un gran paese per la sua manifattura.
Se le industrie si spostano all'estero i
benefici li hanno solo gli imprenditori poichè
hanno più utili derivanti dal minor costo
del lavoro, ma qui la gente cosa fa??
Mica può vivere d'aria, o aumentare il parastato.
E poi in Italia, le industrie rispettano delle
regole, sindacali, ambientali, fiscali (insomma),
all'estero chi le controlla??? Vogliamo che tutto
il mondo finisca come i cinesi, super inquinati e
super sfruttati. Prima o poi i nodi verrebbero al
pettine.

Ciao, e buona giornata :)
Attendo la replica :))))

Scritto da: b-rightful | 13/01/2011

Paolo, la replica è presto fatta.... se Marchionne reputasse più conveniente andare all'estero, nessuno potrebbe impedirglielo, e non so con quali argomenti un qualsiasi Primo Ministro potrebbe convincerlo del contrario.

Se la Fiat, od altre imprese, non producono in modo concorrenziale, non vendono e chiudono.

Se tu mi chiedi se è giusto tutto questo... ti posso dire anche di no, che non è giusto che i lavoratori siano in qualche modo "ricattati" e abbiano lo spauracchio del non sapere cosa fare.... ma questo è un effetto della tanto decantata globalizzazione, mercato globale, villaggio globale..

A me non piace, forse neppure a te.... ma possiamo noi farci qualcosa?

Ci vorrebbero delle norme mondiali di limite allo sfruttamento del lavoro e che stabilissero un minimo di salario e di garanzie per chi lavora.... ma, in assenza, che si fa?

Lo Stato, uno Stato non ricco, non può più sobbarcarsi l'onere di essere lui imprenditore.. in perdita..

Buona giornata a te!! ;-)

Scritto da: Enrico | 13/01/2011

Vedi, io non intendevo dire che lo Stato debba
intervenire economicamente (come ha fatto
in passato per la Fiat, che però attualmente
non mi risulta in perdita anche senza aiuti
specifici), benchè lo abbia fatto -per sopperire
alla crisi - con gli ammortizzatori sociali
di cassa integrazione salario e integrazione
della cassa ordinaria (verso tutte le aziende,
non solo la Fiat).

Io intendo dire che sono tantissime le vertenze
sindacali, i tavoli locali di discussione, entro cui i
rappresentanti politici locali entrano per mediare,
per cercare di evitare chiusure e delocalizzazioni.
(se non si esercitano queste pressioni è ovvio
che i capitali vadano dove gli conviene, ma non
si parla anche di dare delle regole al mercato,
anche finanziario, per renderlo più etico, e
perchè non produca danni sociali gravi).

Allora perchè non lo può fare Sacconi per una
azienda così importante e strategica (l'auto).
Non è mica detto che Marchionne dica oro colato,
se ne può discutere, e trovare un accordo...vero
e generale, con tutte le sigle, senza tagliare così
i diritti dei lavoratori.
Secondo me la Fiat può essere competitiva
anche a Torino (certo che se Marchionne ha
dovuto trasferire molti ingegneri motoristi
alla Chrisler, per poterne fare la scalata.. la
ricerca qui non può che esserne penalizzata).
Io penso che il governo non si impegni soltanto
per motivi ideologici, poichè la fiom è un sindacato
molto politicizzato, ma è un errore lo stesso,
per i motivi e le conseguenze che ho prima
esposto.

Aloah :)

Scritto da: b-rightful | 13/01/2011

Apprezzo l'articolata analisi di b-r, ma io sarò breve e concisa: mi piacerebbe solo, ma tanto tanto, che Marchionne provasse a camminare per tre lune nei mocassini di un qualunque operaio Fiat, anzichè concionare da moltissime lune dall'interno dell'inossidabile e immarcescibile maglione blu da padrone delle ferriere.
Anche tu la pensi così, Rebora, lo so.
:-))

Scritto da: Lella | 13/01/2011

Secondo me maglioni blu ne ha almeno due.... ;-)))

Scritto da: Enrico | 13/01/2011

E va be'...

Scritto da: Lella | 13/01/2011

I commenti sono chiusi.