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25/08/2013

Giustizia indiretta

 

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Siamo in questi giorni tutti a paventare o ad augurarci la caduta del Governo Letta: a minare la sua prosecuzione, non tanto questioni attinenti alla strategia da adottare per uscire dalla crisi del Paese, nella quale errori o misteriose trame ci hanno gettato, quanto il destino politico di Silvio Berlusconi.

Proprio a questo proposito vorrei esporre alcune mie considerazioni.

La prima di esse è che i pareri discordanti sulla costituzionalità e retroattività della cosiddetta Legge Severino, in base alla quale sarebbe votata la decadenza da Senatore del Presidente del PdL, consiglierebbero di non procedere alla votazione;

la seconda è che le dichiarazioni ante e post sentenza Mediaset del Presidente della sezione feriale della Corte di Cassazione hanno avuto un effetto «depotenziante» sulla sentenza stessa, suscitando dubbi da parte di alcuni osservatori sulla serenità del giudizio... e questo è un altro motivo per aggiungere interrogativi circa l'opportunità di esprimersi sulla decadenza.

Però, se da un lato i nemici di Berlusconi, Pd in testa, coerentemente non possono perdere l'occasione di tentare di liquidare finalmente il loro maggiore avversario, d'altra parte l'accanimento di Berlusconi nel voler resistere a una sorte che gli ha girato le spalle, tenendo bloccato sul suo caso l'intero sistema e appiattito sulla sua difesa il suo partito, impedendo anche l'emersione di nuovi potenziali leader, va assolutamente condannato.

Con questo, se immagino sia lecito esprimere l'opinione che la sentenza che determinerebbe la sua uscita dal Parlamento non ci convince del tutto, non si può negare che Silvio, nella sua carriera politica abbia commesso errori che comunque non renderebbero totalmente ingiusto l'esito che molti si augurano.

Scelte di politica estera come l'appoggio al conflitto iracheno e il facile «superamento» dell'amicizia con il trucidato leader libico, sono cose che non si dimenticano... così come non si dimentica che, con comportamenti riguardanti sì la sfera privata, ma discutibili anche se non avessero rilievo penale, egli abbia messo a rischio e in parte sprecato e «tradito» il patrimonio di fiducia in lui riposto dagli elettori, come uomo retto, capace, affidabile.

Per questo, se la sua estromissione dal Senato potrebbe anche sembrare ingiusta e sproporzionata in base alla obiettiva valutazione del motivo legale scatenante, questa pena comunque verrebbe a colpire un uomo che qualche colpa pur la ha nel tempo accumulata... tanto da far pensare, alla fine, al probabile esito per lui infausto, come a un atto indiretto di giustizia, la quale scaltramente colpisce per vie traverse, inaspettate, ma pur arriva al suo bersaglio.

15:42 Scritto in Politica | Link permanente | Commenti (4)

12/08/2013

Il Nulla e il Qualcosa

 

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Mi trovo spesso a pensare, immerso nel verde della solitudine silvestre, quale sia l'origine del mondo, dell'universo, della vita, della natura, dell'uomo... concetti troppo grandi e complessi per la nostra piccola mente, per cui occorre, se si tenta di addentrarvisi, sperare in una qualche fuggevole illuminazione, in un'intuizione dell'attimo, per provare a imbastire pensieri su di essa.

Certo è difficile astrarsi dalla realtà che conosciamo, fatta di inizi, di fini, di nascite, di morti... cicli che si avviano apparentemente dal nulla e nel nulla ritornano.

Il nulla appunto.. ma può esistere il nulla, alla base del tutto? Prima dell'inizio dell'universo, o multiverso, c'era il nulla?

Apparentemente la domanda sembrerebbe sensata, ma non lo è.. e questo per un semplice motivo: che dal nulla non può nascere il qualcosa.. il nulla è vuoto di contenuti e potenzialità.. il nulla è nulla, e tale è condannato a restare.

A questo punto potremmo chiederci però perché il regno del qualcosa «ha vinto» e non impera oggi il regno del nulla.

Interrogativo interessante, per il quale vedo ora soltanto una risposta logica e netta: il nulla in realtà non può esistere, non esiste, è un concetto astratto, una congettura senza fondamento.

Constatazione questa da cui per logica discende che, se da nulla nulla nasce, neppure qualcosa di esistente può nel nulla finire.

Ma allora, se nulla nasce dal nulla e niente può finire in nulla perché il nulla non esiste, «noi» siamo sempre esistiti ed esisteremo, pur nella forma mutevole obbligata dai cicli.

E qui mi fermo... oltre non so andare. ;)