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03/10/2011

Nego ergo sum

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Io non so se esista una classificazione medica o patologica del comportamento di chi, abitualmente, si pone in contraddizione, in negazione, di quanto sostenuto o fatto da altri, ma riscontro come questo comportamento sia assai diffuso, anche fra amici o magnanimamente considerati tali.

Magari tu sussurri, con garbo e misura, una tua «verità», alla quale, di contro, viene opposta una contraria, vigorosa e «gridata» risposta, con l'intento evidente di soverchiare quanto da te sostenuto, fatto o pensato.

Credo, pur non essendo psicologo e non volendo addentrarmi nella lettura di testi che comprovino la mia impressione, che questi siano sistemi attraverso i quali l'Io di chi con tanta veemenza si oppone, ottiene una particolare gratificazione, legata al conseguimento di una «vittoria» su chi viene visto, in fondo, come un antagonista, un soggetto che è meglio battere, ridurre, minimizzare.

Trovo in questo modo di agire una particolare analogia con quello adottato da chi perviene all'esaltazione di se stesso, alla valorizzazione delle proprie specificità, dileggiando, ridicolizzando, atti, scelte, inclinazioni, di altri.. comportamento anche questo che gode di una certa diffusione e popolarità fra gli adepti della «setta dei migliori»..

L'animo umano è pieno di miserie e debolezze, ma quella di far pagare ad altri il prezzo della propria esaltazione, dell'effimero godimento derivante da queste pratiche, mi pare sia una fra le manifestazioni più penose e indicative di un'interiore meschinità e pochezza.

Ogni riferimento a persone o cose.... non è detto che sia casuale.. ;-))