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01/06/2010

La conflittualità

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La conflittualità è una dispersione di energie che sono dedicate al conflitto e che quindi non possono essere utilmente impiegate altrove... il conflitto è un bene improduttivo, anzi un consumatore di beni, un inceneritore di risorse.
Per questo la mia riflessione è che esiste la necessità che in tempi ragionevolmente ridotti, in caso di opposti interessi, emerga un vincitore certo e che proprio questo esito chiaro e risolutivo sia funzionale all'esigenza di un impiego razionale e produttivo, utile, delle forze intellettuali e materiali disponibili.
Mi duole giungere a questa conclusione, ma in questo mondo dove spesso il vincitore, se c'è, non lo è mai in modo netto, e il vinto, se lo è, può continuare nella sua opera di sfibramento di colui a cui si attribuisce la vittoria, il doversi dedicare a un perpetuo «teatrino del conflitto», oltre a  indebolire i contendenti, distrae da una visione razionale delle problematiche reali, locali o mondiali che siano e, conseguentemente allontana dalla loro risoluzione logica... una risoluzione che oggettivamente corrisponda alla migliore scelta possibile o per lo meno alla miglior scelta possibile attuabile da colui, singolo, gruppo o istituzione, che si trovi nel ruolo del vincitore indiscusso.

13:46 Scritto in Pensieri | Link permanente | Commenti (4)

14/01/2010

Non sappiamo...

Non sappiamo più cosa dire.... maggiore è, sempre più, la sensazione della profonda inutilità delle parole.
Le verità incontrovertibili restano come blocchi di granito... incorruttibili, intoccabili, forti della loro immortalità.... le verità relative, le verità parziali, si scontrano in un'arena insana di corpi vocianti e di penne intinte in calamai ricolmi di fango e sangue.
Noi crediamo nella verità della natura, quella che ci offre l'avvicendarsi delle stagioni, quella che ci mostra animali e piante nascere, rinnovarsi, morire... e così noi stessi, in questo stesso meccanismo.
C'è forse nell'uomo un destino di incomprensione e distruzione, la condanna a una babele che è ancor più forte nelle idee che negli idiomi.
Occorre rinunciare, andare oltre, il bandolo delle matassa non c'è, il conflitto è il «demone», è la legge che governa l'umanità e non resta che osservarlo stando in disparte se si può, oppure prendervi parte, combattendo anche per la propria parziale verità, per la propria effimera vittoria.
Forse qualcuno dall'alto, chissà, sorride e gode di questo indecente confronto, mentre la natura, splendida quanto furiosamente cieca e inarrestabile, applica le sue leggi di vita e di morte.

15:20 Scritto in Pensieri | Link permanente | Commenti (13)

03/12/2009

Bene, per sempre

Premetto che le considerazioni che ora farò sono prive di uno studio storico che dia loro sostanza o conferma, sono solo il frutto di una riflessione spontanea che mi ha portato a pensare che un'idea fissa dell'umanità, o di una parte di essa, o di chi si trovò nell'ambito di una certa area in una posizione di comando, sia stata quella di raggiungere il consolidamento nel tempo, la vittoria perenne e definitiva di un «modello» particolare, creduto migliore di altri, giudicati falsi o dannosi, se non addirittura equiparati al male, anche estremo, assoluto.
Ecco, rendere definitiva la vittoria del bene sul male, finalmente smascherato e respinto, distrutto, cancellato, non importa come, fu forse lo scopo della Chiesa che con l'Inquisizione tentò in ogni modo di far trionfare «per omnia saecula saeculorum» quella particolare idea di verità, intesa come santa e salvifica.
Anche i grandi dittatori dello scorso secolo ebbero, oso supporre, l'obiettivo, la missione, di far trionfare in via definitiva la loro verità, ebbero l'ambizione di consegnare ai posteri quella che era per loro la miglior condizione e il miglior destino possibili per il futuro del mondo o di gran parte di esso.
Ciò che ora, agli occhi dell'oggi, appare come un olocausto, una carneficina, uno sterminio, allora forse parve a chi lo produsse come un atto necessario, un atto crudele ma inevitabile per determinare il trionfo di quello che essi ritenevano il bene, visto come irriducibile antagonista del male, il cui seme si doveva estirpare per sempre, a ogni costo, senza alcuna remora o pietà.
Questo mi è parso, pensando... ma anche ho pensato che quando ciò che si considera il bene lotta senza quartiere contro ciò che si individua come il male, spesso si confonde con esso, prendendone il posto, senza neppure accorgersene, forse.. o forse quando il volano dell'odio gira ormai vorticoso, è difficile fermarlo..

14:26 Scritto in Pensieri | Link permanente | Commenti (8)