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21/06/2005

Est modus in rebus








Vorrei, in questa calda serata estiva... proprio il primo giorno della stagione.... fare un pò di chiarezza... chiarezza sulle ultime... e anche le penultime.....“discussioni” fra colleghi di blog...

Mi riferisco a Nuvola e ad Angelica.

A tale proposito mi piacerebbe fosse ben chiaro che il mio disaccordo con loro non sta nell’insopportabilità del concetto che vogliono o hanno voluto esprimere e sostenere, quanto nelle modalità da loro adottate per farlo.

Io credo che, per quanto possibile, la promozione delle proprie idee non vada realizzata utilizzando anche il mezzo, il sistema, della “diminutio” di quelle altrui.

Cioè, esemplificando, se io sono certo che il bianco sia bello, la soluzione migliore, più giusta, più saggia, più illuminata.... non lo dovrei propugnare dicendo che il nero od altre tinte sono sgradevoli, sbagliate, frutto di una scelta deteriore.... dovrei esaltarlo evitando di gravare di valenze negative gli altri colori... le altre posizioni.

E’ di per sé evidente che, se prediligo una scelta, le altre non le condivida, mi piacciano poco o nulla..... e quindi non mi parrebbe necessario, e aggiungerei opportuno, sottolineare oltre le diversità.... procedendo a qualificare, magari, in modo affatto lusinghiero chi ha mostrato o potrebbe mostrare una diversa inclinazione.

Non un insanabile antagonismo di concetti mi separa quindi dalle mie “oppositrici”, ma solo una questione di modi, di sistemi, di metodo.

Tornate quindi, se volete.... ma altro non vorrei si aggiungesse.... ché già troppe pagine son scritte in questo libro...;-)

21:15 Scritto in Pensieri | Link permanente | Commenti (28)

20/06/2005

A Mara (II e III parte)







Mi piace, Mara, quel tuo nasino un pò interrogativo ed insolente che pare voglia imporsi e farsi ammirare, pare che annusi e giudichi tutto con quell’acume e quel naso che dal naso prende nome.
La tua bocca mi piace soprattutto perché . . . Beh, non parliamone. Mi piace perché è un sorriso di primavera scapigliata e di fresca giovinezza, è un reclam del dentifricio più pregiato. Quella serie uguale e minuta di gemme d’avorio dà l’impressione della salute e della forza stritolatrice di ogni cosa. Tutto sotto il tuo morso si riduce a più miti consigli, si spezza e si rintuzza.
Le tue labbra di fiamma mi fanno ricordare un fiore od un frutto, un papavero od una fragola, mi riportano alla bella stagione anche se fa freddo e c’è la neve. Mi piaci quando tu l’atteggi ad un’espressione che vuol essere d’astuzia o d’intesa, di ironia o di incredulità, mi piaci anche quando la inarchi per fare una smorfia di disgusto o di disapprovazione.
La tua pelle morbida e rosata, d’un colorito caldo e intonato mi riporta a quando eri bambina ed avevi quella corta camiciola bianca immortalata nella fotografia.
Mara mi piace il tuo modo di incedere un pò flessuoso e pieghevole, disinvolto, quel tuo scansare i passanti perché non ti tocchino e non ti sciupino. Tu passi in mezzo a loro e sembri volare; forse ti sfiorano ma tu riesci a rimanere immune dalla bruttura loro e del mondo, incontaminata. E passi come una visione fugace destinata a dare un pò di luce e poi subito a scomparire.
Mara mi piaci quando io ti chiedo una cosa e tu indecisa sul come rispondermi e decisa a non comprometterti esci fuori con un: “Già” sibillino che vuol dire tutto e non dice nulla, che si presta alle più varie interpretazioni.
Mi piaci quando io ti chiedo, intercalando il nostro ragionare: “Dici?” e tu di rimando sorridente, gaia, furbesca, affermi: "Dico".
Non mi piaci soltanto quando fai i bronci e muovi nervosamente le ciglia, guardi in alto, prendi un atteggiamento distratto, assente, pensieroso, preoccupato; allora non mi piaci perché ti sento lontana, alle prese con le tue ubbie ostili e scontrose e ti voglio sempre vedere serena, fiduciosa e tranquilla.
Tranne che in questo atteggiamento di regina triste ed offesa, anche se non hai la preparazione scientifica di un’altra Mara, mi piaci, Mara, mi piaci.

18:50 Scritto in Storia | Link permanente | Commenti (17)

A Mara (di Carlo Rebora - I parte)

Mara mi piaci con quella tua aria di fatalona sbarazzina in cui non si sa se prediligere la maliarda o la monella. Mi piacciono quei tuoi capelli scomposti ed arruffati che non sanno se esprimere l’eccentricità od un gusto raffinato.
A volte ti si consiglierebbe un parrucchiere se non si pensasse che guasterebbe questa tua originalità così simpatica e spigliata, un pò menefreghista. Un tentativo generoso per tenerti un pò più in ordine lo fa quella tua robusta forcina che finisce in una piccola stella di brillanti nella quale qualcuno se ne è già sfuggito; ma invano: la loro massa ha il sopravvento.
Mi piacciono i tuoi occhi di bimba birichina e terribile dove c’è un raggio di sole, una favilla di fuoco, dove si rispecchia la tua anima ardente e appassionata. Mi piaci quando li rotei scherzosamente, li innalzi supplichevoli al cielo e poi li abbassi più umili e tristi a guardare la terra. Esprimono malizia, intelligenza, brio, vivacità e un pò di spregiudicatezza incurante, scanzonata e ridanciana. Mi piaci quando abbassi lentamente le palpebre e ne lasci intravedere soltanto al di sotto delle lunghe ciglia una striscia luminosa che sembra uno spicchio di luna.
Mi diverti lo sai, quando un pò di rimmel si insinua perfido nei tuoi occhi mentre meno te lo aspetti e te li fa bruciare crudelmente. Mi piacciono allora i tuoi balzelli, le tue mossette e i tuoi attuzzi, le tue represse imprecazioni, i tuoi propositi di non dartene più; ma poi ci ricadi perché anche l’occhio vuole la sua parte di dolore.

08:26 Scritto in Storia | Link permanente | Commenti (10)