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28/09/2006

Phytolacca americana

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Le specie vegetali di origine esotica costituiscono ormai il dieci per cento della flora europea; una di queste, naturalizzata specialmente nell’Italia settentrionale, è la fitolacca, detta anche UVA TURCA, ma originaria del Nordamerica.
Il nome scientifico ci ricorda una particolarità dei frutti: il rosso (lacca) così tenace da colorare indelebilmente qualsiasi tessuto.
La fitolacca è una pianta erbacea perenne munita di una radice fusiforme; i fusti nascono in aprile, fra i residui dell’anno precedente, e raggiungono un’altezza di circa due metri.
Esistono almeno 40 ricette per l’utilizzazione delle varie parti.
I turioni appena spuntati dal terreno sono utilizzabili come gli asparagi; le foglie sono commestibili (sia pur con cautela per la presenza di sostanze tossiche); le bacche sono utilizzate industrialmente per produrre un colorante naturale per dolci e liquori; se ne possono fare marmellate e gelatine.
La radice ha effetti purgativi, ma non è molto usata a questo scopo per la sua azione troppo drastica, e per le proprietà emetiche.

(Testo tratto da: http://www.operagastro.com/benessere/frutti_bosco/fitolac...
Foto Enri - cliccare sull'immagine per ingrandire)

16:40 Scritto in Immagini | Link permanente | Commenti (7)

26/09/2006

Clathrus ruber

medium_Clathrus.jpg

Italiano: Fuoco selvaggio, Fungo lanterna
Dialetto ligure: Feugo de biscia, Bocca du Diau

Habitat: cresce in autunno sotto alberi di latifoglie, in radure, in parchi, giardini e orti, ma non frequente ovunque

Commestibilità: non commestibile.

(Foto Enri - cliccare sull'immagine per ingrandire)

20:35 Scritto in Immagini | Link permanente | Commenti (11)

Nulla

Non ho assolutamente nulla da dire.... o meglio non trovo alcun argomento che mi stimoli a una sua trattazione.. e mi chiedo anche, trovandolo, quale utilità avrebbe trattarlo.
Ogni cosa, è evidente, ha in sé il germe della propria fine:
così gli esseri viventi, gli oggetti, le attività, le iniziative, i blog..... ma il mio pessimismo non è tanto profondo da portarmi a dire che per ogni porta che si chiude altre non se ne aprano, anche se, nel momento in cui ci stacchiamo da qualcosa, spesso non vediamo o non distinguiamo ciò a cui ci legheremo poi.
Con ciò non dico che congelerò questa mia pagina personale oggi... ma che, come per ogni cosa, la sua fine è inevitabile e che un "accanimento terapeutico" (questo avrebbe potuto essere un argomento) rappresenta un'azione innaturale oltre che una sofferenza inutile.
La non conoscenza o la non conoscibilità del futuro non giustifica il nostro ostinato aggrapparci a un presente divenuto triste.