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27/06/2007

Edili per forza

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Nel centoquarantesimo anniversario della nascita di Luigi Pirandello (domani 28 giugno) ho il piacere di proporvi un brano tratto da "Uno, nessuno e centomila".

L'uomo piglia a materia anche se stesso, e si costruisce, sissignori, come una casa. Voi credete di conoscervi se non vi costruite in qualche modo? E ch'io possa conoscervi se non vi costruisco a modo mio? E voi me, se non mi costruite a modo vostro? Possiamo conoscere soltanto quello a cui riusciamo a dar forma. Ma che conoscenza può essere? È forse questa forma la cosa stessa? Sì, tanto per me, quanto per voi; ma non così per me come per voi: tanto vero che io non mi riconosco nella forma che mi date voi, nè voi in quella che vi do io; e la stessa cosa non è uguale per tutti e anche per ciascuno di noi può di continuo cangiare, e difatti cangia di continuo. Eppure, non c'è altra realtà fuori di questa, se non cioè nella forma momentanea che riusciamo a dare a noi stessi, agli altri, alle cose. La realtà che ho io per voi è nella forma che voi mi date; ma è realtà per voi e non per me; la realtà che voi avete per me è nella forma che io vi do; ma è realtà per me e non per voi; e per me stesso io non ho altra realtà se non nella forma che riesco a darmi. E come? Ma costruendomi, appunto.

23:05 Scritto in Date | Link permanente | Commenti (17)

14/06/2007

Rosso di sera (sottotitolo: il popolo di Maksim)

medium_MaximGorky.jpgSopravvenne l’autunno, dolce e malinconico, ma i cittadini non si accorgevano della sua venuta. Invadevano le strade e le piazze con inusitato ardire e con crescente energia, ed Evsei credeva sempre più nella loro vittoria e alla realizzazione vicina di una vita tranquilla e felice. Poi sopravvennero le giornate memorabili, truci e meravigliose al tempo stesso. Tutti smisero di lavorare, d’un tratto, come se una stretta potentissima avesse soffocato la vita abituale che per tanto tempo aveva oppresso le genti; tutto rimase sospeso. Gli operai rifiutarono il pane, la luce e l’acqua alla loro sovrana, la città, e per parecchie notti essa rimase nelle tenebre e conobbe i tormenti della sete e della fame. Durante quelle cupe giornate il popolo percorreva le vie, con una gioia infantile negli occhi e vivaci canzoni sulle labbra. Per la prima volta gli era dato di valutare la propria forza, la cui potenza lo meravigliava. Capiva il potere che aveva sulla vita sociale ed esultava nel vedere le case mute, le macchine immobili e morte, la polizia disorientata, e umiliata la borghesia sinora così stizzosa. Quelle giornate avevano strappato alle deboli mani di essa la sua terribile potenza, ma le avevano lasciato l’astuzia e la crudeltà.

Incipit de "La Spia" di Maksim Gorkij, (Nižnyj Novgorod, 28 marzo 1868 – Mosca, 14 giugno 1936)

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25/04/2007

Elisir

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Chi vol bella vittoria e star sicuro,
e contra il morbo far un scudo forte,
siegua di Amor la gloriosa corte,
che confusion non teme o tempo oscuro.

Amor dinanci al cuor è un marmo duro,
contra cui non val veneno o morte.
Amor da sé discazza ogni altra sorte:
in l'alma dove sta fa l'aere puro.

Amor è un foco dentro al gentil petto,
che brusa e che consuma ogni altro umore;
e morte fugge il suo real aspetto.

Amor fa in uom mortal vivace il cuore,
né può morir mentre ha per suo obietto
Amor che sempre il pasce in vivo ardore.

Però seguite Amore,
o gentil spirti, e voi madonne oneste,
ché Amor vi camparà da mortal peste.


Dalle Rime di Leon Battista Alberti
(Genova 14 febbraio 1404 +Roma 25(?) aprile 1472)

07:40 Scritto in Date | Link permanente | Commenti (4)