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04/10/2008

Perché dobbiamo abolire....

....l'istituzione scolastica.

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Molti studenti, specie se poveri, sanno per istinto che cosa fa per loro la scuola: gli insegna a confondere processo e sostanza. Una volta confusi questi due momenti, acquista validità una nuova logica: quanto maggiore è l'applicazione, tanto migliori sono i risultati; in altre parole, l'escalation porta al successo. In questo modo si «scolarizza» l'allievo a confondere insegnamento e apprendimento, promozione e istruzione, diploma e competenza, facilità di parola e capacità di dire qualcosa di nuovo. Si «scolarizza» la sua immaginazione ad accettare il servizio al posto del valore. Le cure mediche vengono scambiate per protezione della salute, le attività assistenziali per miglioramento della vita comunitaria, la protezione della polizia per sicurezza personale, l'equilibrio militare per sicurezza nazionale, la corsa al successo per lavoro produttivo. Salute, apprendimento, dignità, indipendenza e creatività si identificano, o quasi, con la prestazione delle istituzioni che si dicono al servizio di questi fini, e si fa credere che per migliorare la salute, l'apprendimento ecc. sia sufficiente stanziare somme maggiori per la gestione degli ospedali, delle scuole e degli altri enti in questione. In questo libro mostrerò che l'istituzionalizzazione dei valori conduce inevitabilmente all'inquinamento fisico, alla polarizzazione sociale e all'impotenza psicologica: tre dimensioni di un processo di degradazione globale e di aggiornata miseria. [....]

[(Incipit del Cap. 1 di "Descolarizzare la società" di Ivan Illich, scrittore, filosofo, pedagogista e teologo austriaco (Vienna, 4 settembre 1926 – Brema, 2 dicembre 2002)]

20:58 Scritto in Citazioni | Link permanente | Commenti (6)

03/10/2008

Invidiato Speciale

http://www.agi.it/milano/notizie/200810031230-eco-rmi1017...

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Alessandro Profumo (Genova, 17 febbraio 1957) è un banchiere e dirigente d'azienda italiano, amministratore delegato del gruppo Unicredit.
Laureato in economia aziendale all'Università Bocconi, inizia la sua esperienza nel settore creditizio al Banco Lariano, dove lavora dal 1977 al 1987 nell'area affari e in quella esecutiva. Lascia il settore bancario per approdare nella consulenza aziendale. Responsabile progetti strategici per McKinsey & Company (1987-1989), capo relazioni istituzionali alla "Bain, Cuneo e associati" (oggi Bain & Company) (1989-1991). Torna nel credito nell'aprile 1991 assumendo la carica di direttore centrale settore bancario e parabancario per la RAS. Nel 1994 passa al Credito Italiano, un anno dopo la privatizzazione dell'istituto di credito, con la carica di condirettore centrale. Qui scala le posizioni di vertice: direttore generale (1995), amministratore delegato 1997. Con la nascita del Unicredito Italiano (1998) assume la guida del nuovo colosso bancario.
Nel 2004 è stato insignito dal presidente Carlo Azeglio Ciampi del titolo di Cavaliere del Lavoro.
Profumo è anche vicepresidente e membro esecutivo dell'ABI.
(fonte Wikipedia)

30/09/2008

Oltre, sempre

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Andando avanti negli anni mi rendo sempre più conto di quanto sia sbagliato, in caso di disaccordo o conflitto con qualcuno, volerne sviscerare i motivi, le ragioni, voler approfondire, arrivare alla resa dei conti, al famoso pettine in cui i nodi non passano.
Il fatto determinante per cui giungo a questa conclusione è che noi cambiamo e quello che abbiamo pensato o ritenuto giusto in un certo momento, può non sembrarcelo più successivamente... magari non facciamo cambiamenti macroscopici, ma cambiamo... e perciò, mutando, non siamo più gli stessi di chi, prima, ha agito in quel determinato modo.
Per lo stesso motivo credo fondamentalmente sbagliato scusarsi, fare una verbale o scritta dichiarazione di rigetto di precedenti atteggiamenti.... la scusa è infatti anch'essa, oltre che una deplorevole abiura di se stessi e una vile negazione di una scelta che allora sembrò giusta e appropriata alle circostanze, un riaggancio al passato, al già stato, al già trascinato via dall'acqua che scorre incessante sotto i ponti.
Colui che ha agito in un certo modo non esiste più, e neppure colui che ebbe, se vogliamo dire così, le conseguenze di quel modo di agire, è lo stesso.
Dato quindi un bel calcio al trascorso, la mia convinzione è che la miglior cosa da farsi, la più costruttiva e la più foriera di risultati, sia di andare oltre, sempre... sì, oltre sempre, per non far del passato un fardello che ci lega a un palo di legno ormai morto e lì ci consuma, ci rode e ci estingue, ma piuttosto un trampolino da cui spiccare il volo nella direzione dell'orizzonte.

21:03 Scritto in Pensieri | Link permanente | Commenti (13)