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13/03/2011

150

 

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Nell'approssimarsi dell'evento del 150° anniversario dell'unità d'Italia, non posso che confessare la mia indifferenza di fronte a tale ricorrenza e a ritenere preminentemente formali i festeggiamenti e le cerimonie predisposte e previste.

Non è la comunanza geografica e territoriale che dà vita a un'unione.... mai come oggi il Popolo italiano si presenta infatti diviso, e non certo separato da migliaia di chilometri di strada, ma da abissali distanze nel pensiero: i fomentatori della divisione delle idee, dalle loro posizioni privilegiate, operano quotidianamente incessanti e implacabili.

Si appartiene realmente a un territorio per una continuativa presenza fatta di decenni e decenni di contatto con la terra su cui si è vissuto, per averla amata, coltivata, ammirata, adornata, arricchita e glorificata con la propria presenza e con quella della propria famiglia... a chi ha fatto questo, al contadino che ogni pietra e ogni albero conosce della sua campagna io dico:

tu sei il vero, l'autentico figlio della tua terra, e a buon titolo puoi fregiarti di appartenere ad essa ed essa a te.

Tutto il resto è fumo, parole senza uomini, polvere scura che vola nel vento e mai si poserà al suolo.

13/01/2011

Verità...

Vorrei sottolineare con questo mio intervento come sia possibile intendere e riportare in modo che io valuto non conforme, precise affermazioni.

Sto parlando in particolare delle recenti dichiarazioni di Silvio Berlusconi riguardo al referendum sull'accordo contrattuale fra Fiat e Lavoratori di Mirafiori, oggetto di una recente polemica.

Ma veniamo ai fatti: che cosa ha detto testualmente il Premier per suscitare tante critiche?

Ha detto che, in caso di bocciatura del referendum «le imprese e gli imprenditori avrebbero buone motivazioni per spostarsi in altri paesi» aggiungendo «ci auguriamo che la vicenda possa avere un esito positivo».

A me pare che questa sia solo una considerazione, una deduzione logica, pragmatica, di chi si mette nei panni di un'impresa, per la quale è una scelta razionale, se non obbligata, trasferirsi dove ha la possibilità di svolgere in modo concorrenziale la sua attività.

Non c'è in essa nessun auspicio, nessun invito, nessun elemento che indichi una propensione del Premier a condividere eventuali scelte extranazionali dell'azienda... comprendere le ragioni di un'azienda non significa affatto approvarle, sostenerle.

Ed ecco invece come sono state interpretate e riportate le parole di Berlusconi, spesso «virgolettandole»:

ANSA: 
Berlusconi: «Se passa il no, giusto lasciare l'Italia»

Corriere della Sera:
Berlusconi: col no giusto lasciare l'Italia.

Quotidiano.net (La Nazione, Il Giorno, Il Resto del Carlino)
Berlusconi: «Se vince il no, giusto andarsene dall'Italia»

Il Salvagente
Berlusconi: «La Fiat fa bene»

AGI (Agenzia Giornalistica Italia)
Berlusconi con la Fiat. Giusto l'addio se vice il no.

ADN-Kronos
Fiat, Berlusconi con Marchionne: «E' giusto l'addio se vincono i no»

Il Secolo XIX (quotidiano genovese)
Berlusconi: se vince il no, giusto che Fiat lasci il Paese

L'Unità
Berlusconi: se vince il no, Fiat fa bene ad andarsene via.

Repubblica
Berlusconi: «con il no giusto che Fiat vada via»

La Stampa
Berlusconi con la Fiat su Mirafiori: «senza il sì è giusto lasciare l'Italia»

Il Secolo d'Italia
Ora pure antitaliano?
Berlusconi: «Se vince il no, giusto che la Fiat vada all'estero»

Il Manifesto
Berlusconi: «se vince il no, la Fiat fa bene ad andarsene dall'Italia».

.............

Ed ora due dichiarazioni:

Camusso:
«Non conosco nessun Presidente del Consiglio che si augura che se ne vada il più grande gruppo industriale del Paese. Se questa è la sua idea del Paese, è meglio che il Premier se ne vada. Sta facendo una gara con l'amministratore delegato della Fiat tra chi fa più danno al nostro Paese»

Bersani:
«Berlusconi si vergogni. E' lui che fa andare via le aziende».
«Lui non se ne accorge perché è un miliardario, ma noi gli paghiamo uno stipendio che a lui sembrerà misero, per occuparsi dell'Italia e per fare gli interessi dell'Italia, non per far andare via le imprese. E' una vergogna che il Presidente del Consiglio faccia un'affermazione del genere».

10:14 Scritto in Attualità | Link permanente | Commenti (6)

30/12/2010

Ecologia miope

A quanto pare, dal primo gennaio del prossimo anno saranno banditi (in applicazione di una norma europea) i sacchetti di plastica (sacchi da asporto merci), sostituiti da altri biodegradabili.

Ora, la cosa di per se stessa sembrerebbe positiva..... se non fosse che... i nuovi sacchetti (che la Coop ha già adottato da parecchio) sono fragili, piccoli e, lo dico anche se è irrilevante.. emettono pure un cattivo odore.

E cosa comporta questo in pratica??

Ve lo dico subito cosa comporta.... che questi nuovi sacchetti difficilmente sono riutilizzabili, soprattutto in quello che era il riciclo "principe" per le vecchie buste: diventare contenitori per la spazzatura domestica da conferire all'azienda di nettezza urbana.

Ora io francamente ignoro le caratteristiche ecologiche dei sacchetti appositamente prodotti per raccogliere rifiuti, ma non mi risulta che siano in genere biodegradabili o, per lo meno, che esista per questo uso l'obbligo di adottare quelli biodegradabili, che pur esistono.

Quindi, per quanto mi riguarda, vista la scarsa riciclabilità, per "carenze strutturali", dei sacchetti ecologici che ho conosciuto finora, le conseguenze sono queste:

sono costretto ad acquistare apposite buste per la spazzatura, le quali (a parte la maggiore spesa) non sono biodegradabili e nelle quali metto, oltre ai rifiuti, anche i nuovi sacchetti da asporto non più utilizzabili....

Davvero un bel risultato !!!