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25/05/2011

Abuso di diritto

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Se mi pongo la domanda su quando determinati comportamenti o condizioni della persona possano rappresentare un diritto, la risposta che ottengo è che sono un diritto comportamenti o condizioni garantiti e tutelati dalla legge.

Da un punto di vista pratico la difficoltà maggiore sta però non tanto nello stabilire ciò che è e ciò che non è un diritto (a questo ci pensano le norme, giuste o sbagliate che siano) ma piuttosto nel regolare il rapporto conflittuale fra diritti ugualmente garantiti.

C'è quindi una necessità primaria di stabilire un rapporto gerarchico fra diritti, rapporto che può mutare a seconda di chi, in quel dato contesto e momento, detiene il potere di stabilire tale gerarchia.

Ma esiste anche un'area in cui i diritti confliggono liberamente, senza che vi sia alcuna autorità (per negligenza o mancanza di regole) a indicare o a imporre la prevalenza dell'uno sull'altro... quest'area è così lasciata al buon senso e all'intelligenza delle persone.

E' in questa «zona» che, secondo me, trova spazio una malintesa benevolenza verso taluni soggetti che vengono percepiti come deboli... e ciò si verifica sicuramente in un ambito che ben conosco: quello della circolazione stradale.

Ho già fatto altre volte, e lo ripeto ancora, l'esempio dei ciclisti, i quali, in mancanza di piste per loro predisposte, rappresentano sovente un pericolo serio per se stessi e per gli altri utenti della strada.

Qui un soggetto (il ciclista) viene a disporre a sua esclusiva discrezione non solo di un bene proprio (la propria integrità fisica) ma anche di un bene altrui (il diritto degli altri utenti alla sicurezza nella guida).

Ma vorrei spendere anche qualche parola su un altro utente della strada: il cavallo... e soprattutto su ciò che esso sovente lascia sulla sede stradale..
Sì, mi riferisco alle "emissioni" del predetto quadrupede, le quali sono capaci di determinare la caduta di un motociclista, vittima incolpevole dell'alone ecologico di cui gode il mezzo di locomozione in questione, il quale fa probabilmente dimenticare a chi dovrebbe curarsi della sicurezza della viabilità di imporre adeguate regole.

Fatto un doveroso raffronto, non capisco perché in città al padrone del cagnolino è prescritto di raccogliere la mini m. del suo amato, mentre invece il cavallerizzo viene esentato da ogni obbligo di togliere le mega m. del suo animale dalla carreggiata...

Un occhio benevolo e conciliante, un sorriso complice e ammiccante, gratifica e coccola invece questi utenti, silenziosi
«inquinatori» della sicurezza delle strade.

15:28 Scritto in Diritto | Link permanente | Commenti (25)

29/04/2011

Amici sì, amici no

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E' già un po' che lo penso e ora lo dico:

per conto mio non ha un senso accogliere e trattare un capo di stato estero con tutti gli onori (e che onori!!) come un amico e poi unirsi a chi lo bombarda... asserendo che così si protegge la popolazione civile.

Ma si protegge la popolazione bombardando le residenze di Gheddafi a Tripoli o associandosi a chi lo fa?

Non far guerra alla Libia «ufficiale» costituirebbe per me una questione etica prima ancora che una convenienza legata al pericolo della migrazione in massa di popolazioni africane verso l'Italia e verso l'Europa in generale.

Umberto Bossi si dissocia e condanna, motivando pubblicamente la sua posizione con preoccupazioni riguardo ai flussi migratori, ma in cuor suo credo rifletta invece su quale sia il peso che il Premier dà all'amicizia... e a quanto tale legame possa essere sincero anche nei suoi confronti.

13:31 Scritto in Politica | Link permanente | Commenti (11)

13/03/2011

150

 

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Nell'approssimarsi dell'evento del 150° anniversario dell'unità d'Italia, non posso che confessare la mia indifferenza di fronte a tale ricorrenza e a ritenere preminentemente formali i festeggiamenti e le cerimonie predisposte e previste.

Non è la comunanza geografica e territoriale che dà vita a un'unione.... mai come oggi il Popolo italiano si presenta infatti diviso, e non certo separato da migliaia di chilometri di strada, ma da abissali distanze nel pensiero: i fomentatori della divisione delle idee, dalle loro posizioni privilegiate, operano quotidianamente incessanti e implacabili.

Si appartiene realmente a un territorio per una continuativa presenza fatta di decenni e decenni di contatto con la terra su cui si è vissuto, per averla amata, coltivata, ammirata, adornata, arricchita e glorificata con la propria presenza e con quella della propria famiglia... a chi ha fatto questo, al contadino che ogni pietra e ogni albero conosce della sua campagna io dico:

tu sei il vero, l'autentico figlio della tua terra, e a buon titolo puoi fregiarti di appartenere ad essa ed essa a te.

Tutto il resto è fumo, parole senza uomini, polvere scura che vola nel vento e mai si poserà al suolo.